Un nuovo studio solleva interrogativi sulla sicurezza della gomma da masticare
Un piccolo ma significativo studio scientifico ha messo sotto i riflettori un aspetto spesso trascurato del chewing gum: il rilascio di microplastiche durante la masticazione. Secondo i risultati emersi, ogni grammo di gomma può rilasciare centinaia di frammenti plastici direttamente nella bocca del consumatore. Una scoperta che, seppur non ancora pubblicata su una rivista scientifica con peer review, sta già generando riflessioni importanti sul rapporto tra abitudini quotidiane e inquinamento invisibile.
Microplastiche ovunque, anche nei prodotti insospettabili
Le microplastiche sono ormai ovunque: nei ghiacciai, nei fondali oceanici, nell’aria, e persino nel corpo umano. Le tracce sono state trovate nei polmoni, nel sangue e addirittura nel cervello umano. Lo studio in questione propone un’ulteriore via di ingresso nel nostro organismo: il consumo di gomma da masticare.
Una studentessa di dottorato ha masticato 70 pezzi di chewing gum (7 per ciascuno dei 10 marchi analizzati). I risultati hanno mostrato che ogni grammo di gomma rilascia in media 100 particelle di microplastica, con picchi fino a 600 frammenti in alcune marche. Considerando che un bastoncino pesa circa 1,5 grammi, e che una persona media consuma circa 180 gomme l’anno, si può stimare un’assunzione annua di circa 30.000 microplastiche solo dalla gomma da masticare.
Gomma sintetica e gomma naturale: nessuna è esente
Molte delle gomme da masticare più diffuse nei supermercati sono a base sintetica, realizzate con polimeri derivati dal petrolio, gli stessi usati in pneumatici, bottiglie e sacchetti. Ma lo studio ha rilevato microplastiche anche nelle gomme definite “naturali”, che utilizzano polimeri vegetali come la linfa degli alberi. Questo indica che il problema non riguarda solo la composizione, ma potrebbe estendersi a processi di produzione e contaminazioni ambientali.
Una delle criticità evidenziate è la mancanza di trasparenza nelle etichette: i produttori non specificano esattamente gli ingredienti, limitandosi a indicazioni generiche come “base di gomma”.
Salute umana: tra percezione del rischio e rassicurazioni
Nonostante la presenza delle microplastiche, non ci sono prove dirette che indichino un danno immediato per la salute umana. Alcuni scienziati, come il professor Oliver Jones dell’Università RMIT in Australia, hanno sottolineato che la maggior parte delle microplastiche ingerite viene espulsa senza conseguenze. Altri, invece, chiedono ulteriori studi per chiarire gli effetti a lungo termine.
In parallelo, l’Associazione dei Produttori di Dolciumi ha rassicurato i consumatori: la gomma da masticare è approvata dalla FDA e consumata da oltre un secolo in tutto il mondo. Ma è proprio l’accumulo quotidiano, unito alla mancanza di consapevolezza, a rendere questa scoperta particolarmente rilevante.
Chewing gum e impatto ambientale
Oltre agli effetti sulla salute, i ricercatori sottolineano anche il contributo ambientale del chewing gum al problema della plastica. Le gomme gettate a terra, spesso su marciapiedi e strade, diventano rifiuti difficili da rimuovere e potenziali fonti di ulteriore inquinamento.
È il momento di ripensare le nostre abitudini?
Il messaggio finale non è quello di creare allarmismi, ma piuttosto di stimolare un cambiamento consapevole: conoscere ciò che consumiamo e pretendere maggiore trasparenza dalle aziende. Le microplastiche non provengono solo dai grandi rifiuti nell’oceano, ma anche da piccoli gesti quotidiani che spesso passano inosservati.
L’indagine sulla gomma da masticare potrebbe essere solo la punta dell’iceberg: una nuova frontiera nello studio dell’inquinamento invisibile e dei suoi impatti su corpo e ambiente. Intanto, può valere la pena chiedersi: quanto sappiamo davvero di ciò che mastichiamo?