Nel cuore della Catalogna, una donna straordinaria ha scritto un capitolo unico nella storia della longevità. Maria Branyas Morera, nata il 4 marzo 1907, ha raggiunto l’età eccezionale di 117 anni e 168 giorni, rimanendo la persona vivente più longeva al mondo fino al 19 agosto 2024. Gli studiosi, incuriositi da un simile record, hanno deciso di indagare a fondo sul patrimonio biologico di questa supercentenaria, offrendo oggi risposte sorprendenti.
Un patrimonio genetico fuori dal comune
Quando Maria Branyas Morera aveva già compiuto 116 anni e 74 giorni, i ricercatori hanno prelevato campioni di vari tessuti del suo organismo. Hanno analizzato in dettaglio il suo profilo genomico, metabolomico, epigenomico, trascrittomico, proteomico e il microbioma intestinale. Confrontando questi dati con quelli di soggetti molto più giovani, alcuni appena venticinquenni, è emersa una verità sorprendente: diversi parametri biologici della donna catalana risultavano incredibilmente più “giovani” rispetto alla sua età cronologica.
Un esempio clamoroso riguarda la lunghezza dei telomeri, le strutture che proteggono i cromosomi e tendono ad accorciarsi con il tempo. Incredibilmente, i telomeri di Maria Branyas Morera erano più lunghi rispetto a quelli di donne trentenni. Questo dato ha lasciato gli scienziati senza parole.
Ma non si è trattato solo di telomeri: sono state individuate rare varianti genetiche che sembrano offrire una protezione naturale contro malattie cardiovascolari, patologie neurodegenerative e diabete, tre delle principali cause di mortalità nei paesi industrializzati, tra cui gli Stati Uniti.
Età biologica sorprendente
Il team di ricerca ha utilizzato sei diversi orologi epigenetici, basati sulla metilazione del DNA, per calcolare l’età biologica di Maria Branyas Morera. I risultati, coerenti tra loro, hanno confermato che le sue cellule mostravano un’età biologica molto inferiore rispetto ai suoi 116 anni. Questo fenomeno si è ripetuto in tre tessuti diversi analizzati, mentre nei campioni di controllo le età biologiche erano allineate all’età reale.
Un ulteriore confronto con un gruppo di 75 donne della stessa area geografica ha rivelato sette varianti genetiche rare, considerate “estreme”, che non comparivano in nessun altro genoma analizzato. I ricercatori ipotizzano che queste varianti fossero uniche e rappresentassero uno dei fattori chiave della longevità senza precedenti di Maria Branyas Morera.
Dieta mediterranea, socialità e benessere
Se da un lato la genetica ha giocato un ruolo determinante, anche lo stile di vita di Maria Branyas Morera ha contribuito a mantenerla in salute per oltre un secolo. La donna catalana seguiva una dieta tipicamente mediterranea, ricca di alimenti freschi, cereali integrali, pesce e yogurt, alimenti che hanno probabilmente favorito la salute del suo microbioma intestinale e mantenuto stabili i livelli di colesterolo.
Non mancavano poi l’attività fisica regolare e un’intensa vita sociale. Pur avendo affrontato momenti di dolore emotivo, come la perdita di un figlio, Maria Branyas Morera ha conservato una salute mentale robusta e un forte benessere psicologico. Passeggiate quotidiane, lettura, cura del giardino, il suono del pianoforte e il gioco con i cani riempivano le sue giornate, mantenendola attiva sotto ogni punto di vista.
La longevità sfida le leggi dell’invecchiamento
Gli scienziati coinvolti nello studio sostengono che la longevità estrema potrebbe dipendere dalla combinazione di due elementi distinti: da un lato, la presenza di biomarcatori associati all’invecchiamento (come mutazioni legate all’ematopoiesi clonale e l’invecchiamento delle cellule B); dall’altro, un ambiente tissutale geneticamente e funzionalmente ben conservato.
Questo significa che l’invecchiamento e le patologie non devono per forza andare di pari passo. Le cellule di Maria Branyas Morera, pur avendo alcune caratteristiche di invecchiamento avanzato, continuavano a funzionare in modo sorprendentemente giovane e sano.
La fortuna di una vita equilibrata
In un’intervista rilasciata poco prima della sua morte, la supercentenaria attribuiva la sua lunga vita a una “vita ordinata e un ambiente piacevole”. La ricerca scientifica aggiunge che, oltre alla genetica favorevole, l’equilibrio mentale, la socialità, la cura di sé, il sonno regolare e il contatto quotidiano con persone care e animali domestici sono stati componenti fondamentali.
Un esempio straordinario che ha dimostrato quanto le condizioni biologiche fortunate possano essere potenziate da uno stile di vita attento e sereno. E quanto, anche a 117 anni, si possa continuare a vivere con energia, curiosità e affetto.