Il mal di schiena continua a rappresentare un problema crescente in tutto il mondo, ma le soluzioni più diffuse sembrano offrire risultati decisamente limitati. Una recente analisi pubblicata su BMJ Evidence Based Medicine ha messo in luce quanto poco efficaci siano i trattamenti non chirurgici più comunemente utilizzati per il mal di schiena lombare.
Secondo i dati raccolti, soltanto circa il 10% di questi trattamenti riesce davvero a portare benefici tangibili. La maggior parte delle terapie offre risultati solo leggermente superiori a quelli di un semplice placebo, lasciando insoddisfatti milioni di persone che soffrono quotidianamente di questo disturbo.
I farmaci antinfiammatori funzionano solo sul breve termine
Per chi soffre di mal di schiena acuto, ovvero temporaneo e di breve durata, i farmaci antinfiammatori non steroidei come ibuprofene, naprossene e celecoxib rappresentano ancora un’opzione utile, in grado di garantire un minimo di sollievo. Tuttavia, questo effetto positivo tende a svanire rapidamente quando si parla di dolori cronici.
Quando il dolore diventa cronico, i rimedi si fanno deboli
Nel caso di dolore lombare cronico, ovvero persistente e a lungo termine, le persone si affidano a metodi come l’esercizio fisico, la manipolazione spinale, il taping, l’assunzione di antidepressivi oppure farmaci capaci di attivare il recettore TRPV. Questo recettore agisce come una sorta di “serratura molecolare” che, una volta attivata, può contribuire a contrastare dolore e infiammazione. Tuttavia, anche queste strategie non offrono benefici considerevoli.
Un problema globale in aumento
Il mal di schiena è un fenomeno in crescita, come evidenziato da Aidan Cashin, ricercatore dell’Università del New South Wales a Sydney, in Australia. Secondo quanto dichiarato da Cashin, il motivo principale per cui il team ha condotto lo studio è proprio la diffusione planetaria del problema. Il mal di schiena può derivare da una molteplicità di cause e, nella maggior parte dei casi, viene classificato come dolore non specifico, privo di una causa immediatamente individuabile.
L’analisi di oltre 300 studi
I ricercatori hanno esaminato ben 301 studi clinici riguardanti il mal di schiena lombare, includendo al loro interno persone affette sia da dolore acuto che da dolore cronico. L’obiettivo era valutare l’intensità del dolore prima e dopo i trattamenti.
I risultati emersi dalla ricerca sono stati deludenti: solo un trattamento su dieci si è dimostrato efficace, e anche in quei pochi casi i miglioramenti rispetto a un placebo sono risultati minimi. Secondo quanto dichiarato da Cashin, nemmeno i trattamenti più promettenti hanno mostrato un impatto importante sul dolore.
Nessuna prova di effetti significativi
La revisione non ha individuato alcuna prova solida in grado di supportare effetti sostanziali per nessuno dei rimedi analizzati. Questo scenario rende difficile identificare aree in cui sia utile investire o, al contrario, abbandonare terapie inefficaci. Secondo quanto riportato nello studio, al momento non è possibile formulare indicazioni precise su come orientarsi nella scelta dei trattamenti per il mal di schiena lombare.
In Stati Uniti, si stima che circa 16 milioni di adulti convivano quotidianamente con qualche forma di mal di schiena. Sebbene i rimedi attuali non siano in grado di offrire sollievo completo, nuove prospettive potrebbero aprirsi grazie a una comprensione più profonda di come il cervello elabori la percezione del dolore.