Nel cuore delle montagne e delle foreste del Trentino, il mese di febbraio 2025 si è trasformato in un incubo per la fauna selvatica locale. In appena trenta giorni, ben dieci lupi sono stati ritrovati senza vita in diverse aree della Provincia autonoma di Trento, lasciando sgomenti studiosi, ambientalisti e istituzioni. Secondo i dati pubblicati sul portale ufficiale della Provincia dedicato ai grandi carnivori, i decessi si concentrano in particolare tra Barco di Levico, Nomi, Imer, Monclassico e Predazzo.
Dietro questa serie di morti si celano minacce gravi e complesse: da un lato l’azione criminale dell’uomo, con avvelenamenti dolosi, dall’altro la crescita costante degli incidenti stradali, che si stanno trasformando in una trappola mortale per i predatori.
Avvelenamenti dolosi nel cuore del Trentino: la piaga delle esche velenose
Il primo allarme è scattato il 1° febbraio, quando quattro carcasse di lupi sono state rinvenute a nord di Barco di Levico. Le analisi tossicologiche non hanno lasciato dubbi: si tratta di avvelenamento intenzionale, una pratica crudele che torna a minacciare la biodiversità della regione. Le esche mortali non colpiscono solo i branchi di lupi, ma rappresentano un pericolo gravissimo per volpi, tassi, rapaci e persino per cani domestici che accompagnano i proprietari lungo i sentieri montani.
L’utilizzo di veleni in contesti rurali e montani è un problema che le autorità combattono da anni, ma che continua a riaffiorare, mettendo in evidenza la difficoltà nel mantenere un equilibrio tra uomo e fauna selvatica in territori dove la pastorizia e le attività agricole convivono a stretto contatto con i grandi carnivori.
Incidenti stradali: un altro nemico invisibile per i lupi trentini
Le strade che tagliano foreste e altopiani del Trentino si stanno rivelando trappole pericolose per i lupi. Cinque esemplari hanno perso la vita in collisioni con veicoli a motore in zone diverse, come Imer, Monclassico e Predazzo. Particolarmente drammatici i giorni del 21 e 23 febbraio, quando tre lupi sono stati travolti e uccisi da automobili.
La rete stradale, sempre più fitta e invasiva, attraversa i territori dove i branchi si muovono seguendo i loro itinerari naturali. L’assenza di corridoi ecologici adeguati e di una segnaletica specifica contribuisce a trasformare ogni attraversamento in un pericolo letale.
Un’emergenza che si estende ben oltre i confini del Trentino
La situazione tragica vissuta dai lupi nelle montagne trentine è il riflesso di una crisi più vasta che riguarda tutta l’Italia e molti territori europei. La popolazione dei lupi è aumentata negli ultimi anni, colonizzando zone dove erano scomparsi da decenni. Tuttavia, questo ritorno, salutato inizialmente come un successo ecologico, ha riacceso tensioni antiche con gli allevatori e le comunità rurali, in particolare per i danni arrecati al bestiame.
La fragile convivenza tra lupi e uomo rischia di rompersi definitivamente, aggravata dalle recenti modifiche alle normative europee, che hanno portato al declassamento della protezione del lupo da “rigorosamente protetta” a “protetta”. Questa decisione rende più semplice per i governi ottenere deroghe per l’abbattimento selettivo, alimentando il rischio di una caccia indiscriminata travestita da gestione.
Europa e Italia divise sulla tutela del lupo
In molti paesi europei, si sta aprendo un dibattito acceso sulla gestione di questi predatori. Le pressioni provenienti dalle comunità agricole spingono per una maggiore flessibilità nelle deroghe, mentre le associazioni ambientaliste denunciano il pericolo di un effetto domino che potrebbe minacciare anni di politiche di conservazione.
In Italia, la situazione è resa ancora più complessa dalla frammentazione delle competenze tra regioni e stato centrale, dove la gestione delle specie protette è spesso oggetto di scontro politico e amministrativo.
Un equilibrio sempre più fragile: la convivenza tra uomo e lupo in Trentino
La presenza dei lupi nei boschi trentini richiama l’immagine di una natura selvaggia e incontaminata, ma per molte comunità rurali resta un problema difficile da gestire. In alcune zone del Trentino si guarda ancora con timore alla presenza dei branchi, temendo predazioni su greggi e mandrie.
Esistono però modelli di gestione che mostrano come sia possibile ridurre i conflitti attraverso l’uso di recinzioni elettrificate, l’impiego di cani da guardiania e sistemi di risarcimento immediato per gli allevatori colpiti. Ma senza un dialogo aperto e costante tra autorità pubbliche, comunità locali e organizzazioni ambientaliste, l’equilibrio rischia di spezzarsi.
Febbraio nero per i lupi del Trentino: un segnale drammatico per tutta la fauna alpina
Il bilancio di febbraio 2025 non riguarda solo i lupi. Dietro quei dieci esemplari uccisi si nasconde il segnale di una crisi che coinvolge l’intero ecosistema alpino, minacciato da un lato da comportamenti irresponsabili e dall’altro da infrastrutture che spezzano gli habitat.
Il paesaggio meraviglioso delle montagne trentine, dove foreste, vallate e pascoli convivono da secoli, oggi si trova a dover fare i conti con un equilibrio messo a dura prova. La bellezza della fauna locale rischia di essere compromessa da pratiche illegali e da una rete stradale sempre più fitta e pericolosa.
L’allarme lanciato dalla Provincia autonoma di Trento e dai ricercatori non può essere ignorato, mentre l’eco di questa emergenza si fa sentire in tutta l’Europa, dove il destino del lupo resta sospeso tra tutela e repressione.