Rendere le cellule adulte di nuovo giovani e capaci di trasformarsi in qualsiasi tessuto del corpo umano non è più soltanto un’ipotesi teorica. Questa tecnologia innovativa, sviluppata grazie agli studi sul riprogramming cellulare, si avvicina sempre di più alla realtà clinica, con prospettive concrete per trattamenti destinati a cambiare il volto della medicina rigenerativa.
Nel corso del Milan Longevity Summit, svoltosi presso l’Università Statale di Milano, il premio Nobel Shinya Yamanaka, pioniere della ricerca sulle cellule staminali pluripotenti indotte (Ipsc), ha illustrato gli ultimi avanzamenti della ricerca. Yamanaka, vincitore del Nobel per la medicina nel 2012 insieme a John Gurdon, oggi divide il proprio tempo tra l’Università di San Francisco e l’Università di Kyoto, dove nel 2020 ha fondato il Centro per la ricerca e le applicazioni delle cellule staminali pluripotenti indotte (Cira).
Dalle parole di Yamanaka emerge con forza la volontà di “portare questa tecnologia ai pazienti il più velocemente possibile”. Le Ipsc, ottenute facendo regredire cellule adulte a uno stato simile a quello embrionale, hanno già portato alla creazione di sette linee cellulari compatibili con circa il 40% della popolazione giapponese, riducendo così i rischi di rigetto in caso di trapianti.
Attualmente in Giappone sono in corso dieci sperimentazioni cliniche che utilizzano queste cellule per affrontare patologie come il Parkinson, la degenerazione maculare, alcuni tumori, danni alla cartilagine, lesioni della cornea e del midollo spinale. I dati preliminari risultano estremamente incoraggianti, sia in termini di sicurezza sia di efficacia terapeutica.
Per garantire l’accessibilità di queste terapie su scala mondiale, i laboratori giapponesi stanno sviluppando dieci nuove linee cellulari geneticamente modificate, attraverso tecniche di editing genetico, allo scopo di renderle compatibili con i diversi sistemi immunitari.
Esiste inoltre un terzo percorso, ancora in fase di definizione, che prevede la possibilità di generare cellule staminali personalizzate per ciascun paziente. Questa tecnologia, nonostante i costi elevati — stimati intorno ai 10.000 dollari per ogni individuo — potrebbe essere resa sostenibile grazie a sistemi completamente automatizzati.
A quasi vent’anni dalla pubblicazione della prima ricerca scientifica sulle Ipsc, la promessa di terapie cellulari rigenerative diventa sempre più concreta, con potenziali applicazioni nel trattamento di malattie fino a oggi considerate incurabili.