Un recente studio condotto dagli scienziati della Northeastern University ha evidenziato il potenziale della psilocibina nel ripristinare la funzionalità cerebrale dopo lesioni traumatiche lievi e ripetitive. L’esperimento, effettuato su ratti femmine adulte, ha dimostrato come il composto psichedelico presente nei funghi allucinogeni possa non solo invertire il danno causato dai colpi alla testa, ma addirittura migliorare la connettività neurale.
Effetti della psilocibina sul cervello dopo un trauma
Il team di ricerca ha progettato uno studio per simulare i danni cerebrali che colpiscono frequentemente atleti, militari, anziani e vittime di violenza domestica. Durante l’esperimento, 16 ratti hanno subito traumi cranici ripetuti per tre giorni consecutivi, senza anestesia. Dopo ogni impatto, a metà dei ratti è stata somministrata una dose di psilocibina, mentre l’altra metà non ha ricevuto alcun trattamento.
Le scansioni cerebrali effettuate al terzo giorno hanno mostrato una significativa riduzione della connettività neurale nei ratti non trattati. Tuttavia, nei ratti che avevano ricevuto psilocibina, le connessioni cerebrali non solo si erano ripristinate, ma erano diventate più forti e numerose rispetto alla condizione iniziale.
Dopo 22 giorni, le scansioni sono state ripetute prima di procedere all’analisi dei tessuti cerebrali. I risultati hanno rivelato che la psilocibina ha ridotto il gonfiore cerebrale nei ratti trattati rispetto a quelli che non avevano ricevuto il farmaco. Sebbene il gonfiore fosse ancora presente rispetto ai ratti senza trauma, il danno risultava significativamente attenuato.
Un possibile trattamento per i traumi cerebrali
L’effetto neuroprotettivo della psilocibina è risultato particolarmente evidente in aree chiave del cervello, tra cui ippocampo, corteccia prefrontale, talamo, cervelletto e gangli della base. Inoltre, i ratti trattati con psilocibina mostravano una minore reattività all’anidride carbonica, segno di un miglioramento generale nella risposta cerebrale agli stimoli esterni.
Un altro dato rilevante emerso dallo studio riguarda la proteina tau fosforilata, associata a patologie neurodegenerative come Alzheimer e encefalopatia traumatica cronica (CTE). Nei ratti con lesioni cerebrali non trattati con psilocibina, il livello di questa proteina era significativamente più alto rispetto a quelli che avevano ricevuto il farmaco. Questo suggerisce che la psilocibina potrebbe avere potenziali applicazioni terapeutiche non solo per i traumi cranici, ma anche per altre malattie neurodegenerative.
Dalle ricerche sugli animali alle possibili applicazioni cliniche
Sebbene i risultati siano stati osservati su ratti, questi dati si allineano con le recenti ricerche sull’uso della psilocibina nell’uomo, che indicano il suo potenziale nel ridurre l’infiammazione cerebrale e nel riprogrammare i circuiti neurali. Studi precedenti hanno suggerito che la psilocibina potrebbe essere utile nel trattamento di depressione, disturbi alimentari e dipendenze, e ora si apre la possibilità che possa anche aiutare a riparare il cervello dopo un trauma.
I ricercatori sottolineano che, sebbene questi risultati siano promettenti, saranno necessarie ulteriori indagini cliniche sugli esseri umani per comprendere appieno il potenziale terapeutico della psilocibina nel trattamento dei danni cerebrali traumatici. Lo studio è stato pubblicato in pre-print sulla piattaforma bioRxiv.