L’aumento del livello degli oceani e la salinizzazione delle acque interne rappresentano un doppio pericolo sempre più pressante per l’approvvigionamento di acqua potabile in numerose aree del pianeta. Secondo una recente analisi condotta dalla NASA, nel corso del 2024 i mari si sono innalzati a un ritmo superiore alle previsioni, soprattutto a causa del riscaldamento degli oceani. L’acqua salata sta avanzando lungo le coste, infiltrandosi nei bacini di acqua dolce da cui milioni di persone dipendono per bere, irrigare e produrre energia. Ma non è soltanto l’oceano a rappresentare una minaccia: nuove ricerche dimostrano che i sistemi di acqua dolce stanno subendo un’infiltrazione salina anche dalle attività antropiche sulla terraferma, un fenomeno reso più critico dal riscaldamento globale.
Gli effetti del cambiamento climatico sull’innalzamento del livello del mare
Nel 2024, il tasso di innalzamento dei mari ha raggiunto i 5,84 millimetri all’anno, superando i 4,32 millimetri previsti. L’aumento, misurato attraverso i satelliti di osservazione oceanica della NASA, sembra modesto ma ha effetti devastanti, specialmente sulle comunità costiere. Secondo Josh Willis, esperto del Jet Propulsion Laboratory della NASA in California meridionale, l’oceano non solo continua a crescere, ma lo fa a un ritmo accelerato. Le mareggiate durante gli uragani diventano sempre più distruttive e l’intrusione salina si intensifica.
La causa principale dell’innalzamento dei mari è il riscaldamento degli oceani: l’acqua si espande con l’aumento della temperatura. Il resto è dovuto alla fusione delle calotte glaciali e dei ghiacciai, in particolare in Groenlandia e Antartide, che rilasciano enormi quantità di acqua dolce negli oceani. L’evento climatico El Niño, che ha caratterizzato lo scorso anno, ha ulteriormente amplificato l’accumulo di calore negli strati superficiali dell’oceano, contribuendo all’aumento.
Dal 1993, il livello globale dei mari è salito complessivamente di oltre 10 centimetri. Secondo Sujay Kaushal, geologo dell’Università del Maryland, siamo di fronte a cambiamenti talmente rapidi da rendere obsolete le vecchie previsioni basate su dati storici.
Le fonti terrestri di salinizzazione: una minaccia spesso sottovalutata
Il sale che contamina i sistemi di acqua dolce non proviene solo dagli oceani. Le attività umane sulla terraferma contribuiscono in maniera significativa all’aumento della salinità nelle falde acquifere e nei fiumi. Secondo Kaushal, l’utilizzo intensivo di sale stradale per lo sbrinamento invernale, l’impiego di fertilizzanti e la gestione delle acque reflue industriali sono tra i principali responsabili di questo fenomeno.
Negli Stati Uniti, ad esempio, vengono sparsi circa 25 milioni di tonnellate di cloruro di sodio ogni anno sulle strade. Quando la neve si scioglie, il sale penetra nei bacini idrografici, compromettendo la qualità delle acque superficiali e sotterranee. In condizioni normali, le piogge o il rilascio controllato di acqua dolce dai serbatoi aiutano a diluire queste sostanze, ma le prolungate siccità e l’aumento delle temperature stanno rendendo questa strategia meno efficace.
L’intrusione salina nei fiumi: il caso del Delaware
Uno degli esempi più preoccupanti è il fiume Delaware, lungo 530 chilometri, che si estende dallo stato di New York alla baia del Delaware nell’Oceano Atlantico. Questo corso d’acqua fornisce il 60 percento dell’acqua potabile a circa 1,5 milioni di abitanti di Filadelfia, ma è sempre più minacciato dall’intrusione di acqua salata. La Commissione del Bacino del Fiume Delaware ha elaborato piani per rilasciare acqua dai serbatoi a monte, nel tentativo di ridurre la concentrazione di sale. Tuttavia, un rapporto pubblicato nel febbraio 2025 mette in discussione l’efficacia di tali misure a causa della crescita del livello del mare e della frequenza delle siccità.
Le conseguenze della salinizzazione sulla salute e sull’ambiente
Bere acqua salata può avere gravi effetti sulla salute, tra cui ipertensione, malattie renali croniche, demenza e rischi per la fertilità. Ma l’inquinamento salino non si limita alle conseguenze sanitarie: danneggia anche le infrastrutture idriche, corrodendo i tubi di distribuzione e mettendo a rischio i sistemi di irrigazione agricola. Le terre coltivabili possono diventare inadatte alla produzione a causa dell’accumulo di salinità nei suoli, con ripercussioni sui raccolti e sulla sicurezza alimentare.
Inoltre, il sale può liberare azoto e fosforo dai sedimenti, alimentando una crescita incontrollata di alghe e batteri che depletano l’ossigeno disciolto nell’acqua e mettono in crisi gli ecosistemi acquatici. Le fioriture algali dannose, già aggravate dal cambiamento climatico, aumentano la torbidità dell’acqua e impediscono il passaggio della luce solare, compromettendo le piante sottomarine e le popolazioni ittiche.
La necessità di un approccio proattivo nella gestione delle risorse idriche
Attualmente esistono pochissime linee guida specifiche per contrastare la salinizzazione delle acque dolci. Per rispondere a questa emergenza, alcuni ricercatori hanno sviluppato nuovi modelli di gestione del rischio che aiutano le autorità a valutare i pericoli, la probabilità e la vulnerabilità dei sistemi idrici all’intrusione salina. L’affluente Patuxent della baia di Chesapeake, nel Maryland, è uno dei corsi d’acqua più colpiti da questo fenomeno negli ultimi anni.
Secondo Kaushal, fino ad oggi la gestione delle risorse idriche è stata prevalentemente reattiva, ma di fronte alla variabilità climatica e ai mutamenti accelerati, diventa fondamentale adottare strategie proattive per proteggere le fonti di acqua dolce.
L’impatto del cambiamento climatico su altri fronti ambientali
Nel frattempo, negli Stati Uniti, l’Agenzia per la Protezione Ambientale (EPA) ha annunciato la possibile chiusura del proprio Ufficio di Ricerca e Sviluppo, mettendo a rischio il posto di oltre 1.100 scienziati, tra cui chimici, biologi e tossicologi. Questa decisione si inserisce in un quadro di smantellamento delle principali regole ambientali sotto l’amministrazione Trump, che potrebbe compromettere ulteriormente la capacità di risposta agli effetti del riscaldamento globale.
Intanto, secondo la Fondazione per l’Asma e le Allergie d’America, il cambiamento climatico sta allungando le stagioni polliniche e peggiorando le condizioni per chi soffre di allergie stagionali. Città come Wichita, nel Kansas, e New Orleans, in Louisiana, sono tra le più difficili per chi convive con queste patologie, a causa dell’aumento della concentrazione di polline dovuto a temperature record e all’umidità.
Le tempeste e i tornado che hanno recentemente colpito otto stati americani, tra cui Alabama e Oklahoma, hanno provocato almeno 42 vittime, lasciando decine di migliaia di persone senza energia elettrica. La concomitanza con i tagli al Servizio Meteorologico Nazionale ha sollevato ulteriori preoccupazioni sulla capacità di prevenire e affrontare questi eventi estremi.
Nel Golfo di California, il progetto di gas naturale liquefatto Saguaro proposto a Sonora, in Messico, ha suscitato la protesta di oltre 30 gruppi ambientalisti, tra cui il Center for Biological Diversity, Fridays For Future e il Sierra Club. Gli attivisti temono che l’impianto possa danneggiare irreversibilmente le popolazioni di balene e delfini nelle Isole del Patrimonio Mondiale UNESCO e nelle Aree Protette del Golfo.