I koala che vivono nei sobborghi di Sydney, in Australia, si trovano ad affrontare un dilemma che potrebbe avere conseguenze devastanti per la loro sopravvivenza. Da un lato, sono tra le poche popolazioni ancora libere dalla clamidia, una malattia che ha decimato intere comunità di questi marsupiali nel Nuovo Galles del Sud. Dall’altro, la loro scarsa diversità genetica li espone a rischi altrettanto gravi, rendendoli più vulnerabili a malattie e problemi di adattamento ambientale.
Secondo un’analisi pubblicata sulla rivista Conservation Genetics, i koala che abitano le aree sud-occidentali di Sydney sono geneticamente molto simili tra loro, il che potrebbe compromettere la loro capacità di resistere a nuove minacce. “Senza diversità genetica, le specie in pericolo sono estremamente vulnerabili a epidemie e cambiamenti ambientali” ha spiegato Elspeth McLennan, ricercatrice della School of Environmental and Life Sciences dell’Università di Sydney e coautrice dello studio.
La clamidia e il rischio di consanguineità nei koala di Sydney
La clamidia, un’infezione batterica altamente contagiosa tra i koala, è considerata una delle principali cause del declino della specie in Australia. Provocata da Chlamydia pecorum e Chlamydia pneumoniae, la malattia può causare cecità, infertilità e, nei casi più gravi, la morte degli animali colpiti. I koala delle aree sud-occidentali di Sydney sono tra i pochi in Australia ancora liberi dalla malattia, ma la loro situazione è tutt’altro che sicura.
La ricerca ha esaminato i campioni genetici di 111 esemplari della zona e ha rivelato un’alta percentuale di consanguineità. Questo significa che i koala sono strettamente imparentati tra loro, con legami genetici paragonabili a quelli tra cugini o mezzi fratelli. Questo fattore riduce drasticamente la loro capacità di sviluppare resistenza a malattie come la clamidia, rendendo qualsiasi tentativo di introdurre nuovi esemplari da altre regioni un rischio enorme.
“Se importassimo koala da altre aree del Nuovo Galles del Sud, potremmo migliorare la loro diversità genetica,” ha affermato McLennan. “Ma se quegli animali fossero portatori di clamidia, la popolazione locale potrebbe non avere alcuna difesa naturale contro l’infezione, con conseguenze disastrose.”
L’isolamento dei koala e il pericolo di un’epidemia
Ma come si è arrivati a questa situazione di isolamento genetico? Secondo gli scienziati, l’urbanizzazione ha frammentato gli habitat dei koala, impedendo loro di spostarsi e mescolarsi con altre popolazioni. Questo li ha protetti dalla clamidia, ma ha anche aumentato il rischio di consanguineità.
Un ulteriore pericolo arriva dal possibile contatto con popolazioni infette. I koala dello Shire di Wollondilly, dove la clamidia è già presente, si stanno lentamente spostando verso Campbelltown, una delle ultime roccaforti libere dalla malattia. Se questi due gruppi dovessero incontrarsi, il rischio di diffusione dell’infezione aumenterebbe esponenzialmente.
Negli ultimi vent’anni, la popolazione di koala nel Nuovo Galles del Sud è diminuita di circa il 24%, una tendenza che minaccia l’intera specie. La situazione di Sydney è solo un esempio di un problema più ampio che riguarda tutto il paese. “Mantenere la connettività tra le popolazioni è essenziale per garantire la sopravvivenza della specie” ha sottolineato McLennan.
L’Australia si trova così di fronte a un dilemma difficile da risolvere: proteggere i koala dalla clamidia mantenendo il loro isolamento, oppure introdurre nuovi esemplari rischiando di esporli a una malattia letale. Nel frattempo, il futuro di questi marsupiali rimane in bilico.