Instagram si conferma la piattaforma più amata in Italia nel 2024, con un incremento significativo nell’uso dei social network, che salgono dal 82,0% all’85,3% della popolazione, secondo quanto riportato dal Rapporto Censis sulla Comunicazione. La crescita è particolarmente evidente tra i giovani tra i 14 e i 29 anni, che prediligono le piattaforme visive: il 78,1% utilizza Instagram, il 77,6% è attivo su YouTube, mentre il 64,2% frequenta TikTok, contro il 35,4% della media nazionale.
L’impiego delle app di messaggistica resta altissimo nella fascia giovanile: WhatsApp è praticamente onnipresente con l’87,4%, ma anche Telegram mostra una presenza solida con il 42,9%. Tra i servizi multipurpose, Amazon conquista il 60,1% degli under 30, sottolineando l’integrazione sempre più profonda tra consumo, comunicazione e intrattenimento.
Nel panorama delle fonti d’informazione, i telegiornali si mantengono in cima con il 47,7%, seguiti da Facebook (36,4%), dai motori di ricerca (23,3%), dalle all news TV (18,9%) e dai portali di informazione (17,2%). Più distaccate ma in crescita le piattaforme più giovani: Instagram (16,7%), YouTube (15,5%) e TikTok (14,4%) si fanno strada come canali alternativi, specialmente nelle nuove generazioni.
L’interesse per l’informazione resta fortemente radicato: l’85,0% degli italiani e l’80,0% dei giovani ritiene importante informarsi. Tuttavia, emerge una spaccatura tra i sostenitori dei media tradizionali e chi li considera ormai superati. Il 70,3% dei giovani prende le distanze da tv, radio e stampa, mentre solo il 37,6% della popolazione complessiva si definisce un vero appassionato dell’informazione online.
Per la prima volta, il Rapporto Censis segnala un calo della fiducia negli influencer. Il 71,2% degli italiani dichiara di non seguire affatto queste figure, dato che, tra i più giovani, scende al 51,4%. Il cosiddetto Pandoro Gate ha lasciato un segno: il 34,4% dei ragazzi tra i 14 e i 29 anni ha modificato la propria percezione nei confronti dei macro-influencer coinvolti, mentre solo il 14,3% non ha cambiato atteggiamento, confermando comunque un ridimensionamento dell’appeal di queste personalità.