Ognuno di noi possiede orecchie dalle forme irripetibili, tanto che uno studio scientifico ha dimostrato come possano essere utilizzate per riconoscere un individuo con la stessa precisione delle impronte digitali. Tra le caratteristiche che rendono le orecchie così particolari spicca il cosiddetto tubercolo di Darwin, un minuscolo rilievo sull’orecchio esterno, considerato un vero e proprio residuo evolutivo.
Un tratto vestigiale è ciò che un organismo conserva pur avendo perso la funzione originaria. Lo possiamo osservare in diversi dettagli del nostro corpo, come la pelle d’oca, un tempo utile quando eravamo ricoperti da una folta pelliccia, oppure nei deboli movimenti involontari delle orecchie, ormai inutili.
Questo rigonfiamento ha preso il nome di tubercolo di Darwin, o punto di Darwin, perché fu descritto per la prima volta da Charles Darwin nel suo celebre libro L’origine dell’uomo. John McDonald, docente presso l’Università del Delaware, ha raccontato nel suo saggio Il tubercolo di Darwin: il mito come questo piccolo particolare sia stato in passato erroneamente citato come esempio di carattere genetico semplice, determinato da un solo gene con due possibili alleli, dove la presenza del tubercolo sarebbe stata dominante.
Tuttavia, i dati scientifici non confermano questa ipotesi. Una ricerca condotta nel 2016 ha riscontrato la presenza del tubercolo di Darwin nel 10,5% della popolazione adulta in Spagna, nel 40% della popolazione in India e nel 58% dei bambini in Svezia. Un’indagine del 1936, effettuata su coppie di gemelli identici, ha mostrato 26 casi in cui solo uno dei due gemelli presentava il rigonfiamento.
Questi risultati evidenziano come non si tratti di un semplice schema genetico dominante o recessivo. Al contrario, è molto più probabile che la presenza di questo rigonfiamento sia legata a una combinazione di predisposizione genetica e fattori ambientali che agiscono durante lo sviluppo embrionale.
Ma da dove deriva esattamente il tubercolo di Darwin? La sua collocazione sull’elice dell’orecchio fa pensare che, in un remoto passato evolutivo, potesse essere un adattamento per migliorare la capacità di ascolto. Se osserviamo attentamente le orecchie di alcuni primati, possiamo notare una caratteristica simile nella stessa area, anche se più accentuata. Si ritiene che questa particolare forma consentisse di convogliare meglio i suoni nel condotto uditivo, migliorando la percezione acustica rispetto a un orecchio privo di rilievi.
Col tempo, gli esseri umani hanno perso questa necessità, ma non c’è mai stata una vera pressione evolutiva a far sparire del tutto il tubercolo. Anche perché, sebbene il nostro orecchio non abbia più bisogno di questa struttura, si è comunque evoluto per rispondere a esigenze diverse. Oggi, l’orecchio umano è finemente sintonizzato per cogliere sfumature sonore, comprendere conversazioni articolate, apprezzare melodie complesse, e comunicare nel contesto sociale. In confronto, i primati possiedono un udito più adatto a rilevare una gamma più ampia di suoni, ma meno raffinato per la comunicazione verbale articolata.
Oggi il tubercolo di Darwin è semplicemente un piccolo residuo evolutivo che contribuisce alla straordinaria varietà delle nostre orecchie. Sia che tu abbia questo piccolo dettaglio, sia che il tuo padiglione auricolare ne sia privo, le tue orecchie raccontano una storia unica e irripetibile. Nessun altro al mondo ha un paio identico al tuo.