Per anni, molte persone che lottano con il peso corporeo si sono sentite dire che la soluzione fosse semplicemente mangiare meno e fare più attività fisica. In tanti hanno provato diete alla moda, dal regime chetogenico al digiuno intermittente, ottenendo spesso risultati deludenti. Nonostante il loro impegno, il messaggio che ricevono da medici, familiari e persino estranei è che manchino di disciplina.
Tuttavia, la realtà è più complessa: per molti individui con obesità, il corpo stesso sembra opporsi alla perdita di peso, in una battaglia biologica che va oltre la semplice forza di volontà. Questa condizione non è solo il risultato di scelte personali, ma è radicata in una scienza metabolica intricata che coinvolge fattori genetici, ambientali e fisiologici. Ridurre tutto all’equazione “calorie ingerite contro calorie bruciate” non solo è fuorviante, ma alimenta uno stigma sociale che ignora le vere cause dell’obesità.
Il tessuto adiposo e il suo malfunzionamento
Un elemento chiave di questa complessa problematica è il tessuto adiposo, in particolare quello sottocutaneo (SAT), che svolge un ruolo centrale nella regolazione energetica e nel metabolismo. Quando il tessuto adiposo diventa disfunzionale, può favorire l’accumulo di grasso negli organi vitali, come il fegato e i muscoli, aumentando il rischio di diabete e malattie cardiovascolari.
Uno degli aspetti più interessanti è che non tutto il grasso corporeo è uguale. Il grasso accumulato nella parte inferiore del corpo, intorno a fianchi e cosce, si comporta in modo diverso rispetto a quello presente nell’addome. Queste differenze sono legate non solo alla localizzazione del tessuto adiposo, ma anche a fattori genetici, ormonali e ambientali.
Gli adipociti, le cellule che compongono il tessuto adiposo, non sono semplici depositi di energia. Esse producono ormoni, regolano il metabolismo e interagiscono con altri sistemi dell’organismo. Quando il tessuto adiposo diventa disfunzionale, si innescano processi come l’infiammazione cronica e la resistenza all’insulina, che favoriscono lo sviluppo di patologie metaboliche. Inoltre, il sesso biologico e il momento in cui l’obesità si sviluppa (infanzia o età adulta) influenzano la struttura e il comportamento delle cellule adipose.
La ricerca scientifica sta cercando di comprendere a fondo questi meccanismi per sviluppare nuove terapie che non si limitino alla perdita di peso, ma che possano ripristinare la corretta funzionalità del tessuto adiposo.
Superare lo stigma e ripensare il trattamento
Per troppo tempo, la società ha attribuito colpe individuali alle persone con obesità, ignorando le complesse cause biologiche e ambientali. Questo approccio non solo è dannoso, ma ha anche ritardato lo sviluppo di cure efficaci. In Canada, ad esempio, il costo dell’obesità per il sistema sanitario è stimato in 5,9 miliardi di dollari all’anno, mentre la perdita di produttività sul posto di lavoro raggiunge i 21,7 miliardi di dollari.
Nonostante l’impatto economico e sanitario dell’obesità, meno del 20% delle persone con assicurazione sanitaria privata ha accesso a trattamenti approvati, e i tempi di attesa per la chirurgia bariatrica possono arrivare fino a otto anni. Questo ritardo non fa che rafforzare lo stigma e limitare le possibilità di cura.
La medicina personalizzata come soluzione
Il futuro del trattamento dell’obesità potrebbe risiedere nella medicina personalizzata, un approccio che adatta le terapie al profilo metabolico individuale. Abbandonare gli schemi standardizzati per trattamenti su misura potrebbe migliorare significativamente i risultati, aiutando le persone a gestire il peso in modo più efficace e duraturo.
Lo stigma che circonda l’obesità impedisce a molte persone di ricevere cure adeguate e alimenta pregiudizi dannosi. È essenziale comprendere che l’obesità non è solo una questione di scelte alimentari o di forza di volontà, ma una malattia metabolica complessa. Solo con una visione più scientifica ed empatica sarà possibile sviluppare strategie efficaci per affrontare questa crisi globale della salute pubblica.