Il cromosoma X potrebbe essere la chiave che spiega perché le donne tendono ad invecchiare più lentamente degli uomini, mantenendo una longevità superiore. Ogni cellula del corpo femminile possiede due copie del cromosoma X, e tradizionalmente una di queste rimane inattiva per impedire un’eccessiva produzione di proteine. Tuttavia, secondo una recente ricerca condotta dall’Università della California a San Francisco e pubblicata su Science Advances, questa copia “spenta” potrebbe riattivarsi con l’avanzare dell’età, specialmente in aree cerebrali cruciali per la memoria e l’apprendimento.
Gli studiosi hanno osservato il fenomeno non solo nei topi, ma anche negli esseri umani, suggerendo che questa riattivazione possa giocare un ruolo importante nel ritardare il declino cognitivo. La scoperta potrebbe rappresentare un passo significativo verso nuove terapie anti-invecchiamento, destinate a contrastare la degenerazione cerebrale che spesso accompagna l’età avanzata.
Il cromosoma X: un archivio genetico fondamentale per il cervello
Il cromosoma X custodisce circa il 5% dell’intero genoma umano. Durante lo sviluppo embrionale femminile, uno dei due cromosomi X viene silenziato in ciascuna cellula come parte di un meccanismo biologico di compensazione, finalizzato a evitare una sovrapproduzione di specifiche proteine. Eppure, i dati emersi dallo studio guidato da Dena Dubal, docente dell’ateneo californiano, rivelano un processo inverso che si verifica con l’avanzare dell’età.
“Nel corso dell’invecchiamento, il cervello femminile appare più giovane e meno soggetto a deficit cognitivi rispetto a quello maschile”, spiega Dubal. La ricercatrice sottolinea che il cromosoma X apparentemente inattivo, in realtà, riprende a funzionare nella maturità, apportando un contributo determinante al mantenimento delle capacità cognitive.
Lo studio sull’ippocampo svela il risveglio genetico
Il team di ricerca ha esaminato oltre 40mila cellule nell’ippocampo, una regione cerebrale centrale nei processi di apprendimento, nella memoria e nella gestione delle emozioni. I dati hanno mostrato che fra il 3% e il 7% dei geni, normalmente silenti, risultano riattivati. Questo risveglio genetico potrebbe migliorare le funzioni neuronali, contribuendo a mantenere un sistema nervoso più efficiente.
Nei campioni umani, l’attenzione si è concentrata sul gene PLP1, essenziale per la sintesi di una proteina coinvolta nella formazione della guaina mielinica che riveste i neuroni. Questa struttura è indispensabile per garantire la trasmissione rapida e precisa dei segnali nervosi tra le cellule cerebrali.
L’identificazione del ruolo di PLP1 e della riattivazione del cromosoma X nel cervello umano offre nuove prospettive di ricerca nel campo della neuroprotezione femminile, suggerendo che la biologia genetica potrebbe spiegare in parte la maggiore aspettativa di vita e la migliore salute cognitiva osservate nelle donne anziane rispetto agli uomini.