Un enigma che per anni ha affascinato gli studiosi di tutto il mondo ha trovato una spiegazione scientifica. Il cervello vetrificato di una vittima dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. a Ercolano non è più un mistero, grazie a un’approfondita ricerca condotta da un team italo-tedesco guidato dal vulcanologo Guido Giordano dell’Università Roma Tre e pubblicata sulla rivista Scientific Reports. Allo studio hanno collaborato anche l’Università Federico II di Napoli, l’Istituto di Scienza, tecnologia e sostenibilità per lo sviluppo dei Materiali Ceramici del Consiglio Nazionale delle Ricerche e il Politecnico Clausthal, in Germania.
Una scoperta unica al mondo
Anni fa, durante gli scavi nel sito del Collegium Augustalium di Ercolano, gli archeologi trovarono, all’interno del cranio di una vittima dell’eruzione, un materiale organico vetrificato, un fenomeno mai osservato prima. Questo caso rappresenta l’unico esempio noto di cervello umano trasformato in vetro, e il meccanismo che portò a tale trasformazione è rimasto a lungo un mistero per la comunità scientifica.
Il processo di vetrificazione: la chiave dell’enigma
Per comprendere le dinamiche di questo evento straordinario, i ricercatori hanno sottoposto i frammenti del cervello a esperimenti di riscaldamento e raffreddamento controllati, simulando le condizioni estreme a cui furono esposti durante l’eruzione. Pier Paolo Petrone, antropologo forense dell’Università Federico II di Napoli e coautore dello studio, ha spiegato che attraverso sofisticate apparecchiature sono stati eseguiti cicli di temperature variabili per riprodurre il processo di vetrificazione.
L’analisi ha permesso di ricostruire il drammatico susseguirsi degli eventi quel giorno del 79 d.C.. Secondo Giordano, il primo flusso piroclastico che raggiunse Ercolano era composto da una nube di cenere diluita ma rovente, con una temperatura ben superiore ai 510 gradi Celsius. Questo strato sottile di cenere finissima ricoprì la città, ma l’impatto termico fu istantaneamente letale per chiunque si trovasse nell’area.
Il ruolo del raffreddamento improvviso
Ciò che rese possibile la vetrificazione del cervello fu la rapidità con cui avvennero i cambiamenti termici. Dopo aver investito Ercolano, la nube scomparve velocemente, permettendo un raffreddamento altrettanto rapido. Questa brusca variazione di temperatura innescò il fenomeno della vetrificazione del tessuto cerebrale, un evento senza precedenti nella storia della vulcanologia e dell’archeologia.
Lo studio non solo chiarisce uno degli enigmi più affascinanti legati all’eruzione del Vesuvio, ma fornisce anche nuove informazioni sulle dinamiche dei flussi piroclastici e sugli effetti letali che ebbero sulla popolazione di Ercolano.