Dai campi di calcio ai laboratori: come i batteri intestinali degli sportivi influenzano il metabolismo
Un nuovo studio svela un collegamento sorprendente tra microbiota intestinale e prestazioni fisiche. I ricercatori hanno scoperto che i trapianti fecali da atleti d’élite, come ciclisti professionisti e calciatori di alto livello, hanno potenziato il metabolismo dei topi, aumentando le loro riserve di energia.
L’esperimento, pubblicato il 27 marzo su Cell Reports, apre una nuova frontiera nella ricerca su salute intestinale e performance sportiva.
Il microbiota: un motore nascosto delle prestazioni fisiche
Il microbiota intestinale è un ecosistema di miliardi di batteri e microrganismi che svolgono un ruolo fondamentale nella digestione, nella risposta immunitaria e, come dimostrano sempre più studi, nel metabolismo energetico. In condizioni normali, un trapianto di microbiota fecale è utilizzato per trattare malattie come colite ulcerosa o infezioni da Clostridium difficile. Ma cosa accade se i donatori sono atleti con capacità fisiche fuori dal comune?
Un team guidato da Frédéric Derbré, fisiologo dell’Università di Rennes 2, ha studiato proprio questo: il potenziale metabolico delle feci di atleti d’élite. I ricercatori hanno raccolto campioni da ciclisti e calciatori professionisti e li hanno trapiantati in un gruppo di topi da laboratorio.
Riserve di energia in crescita e metabolismo più efficiente
I risultati sono stati sorprendenti. I topi che hanno ricevuto i trapianti da atleti con le migliori capacità di esercizio mostravano un aumento della sensibilità all’insulina e riserve più elevate di glicogeno, una molecola chiave per l’immagazzinamento dell’energia nei muscoli e nel fegato. Questo suggerisce che i batteri presenti nell’intestino degli sportivi potrebbero avere la capacità di estrarre e conservare energia in modo più efficiente.
Nonostante ciò, i topi non hanno mostrato un miglioramento nella resistenza fisica: niente sprint da record o maratone improvvise. Il che indica che la performance sportiva è molto più complessa e non può essere trasferita semplicemente attraverso un trapianto batterico.
Una flora meno diversificata ma più funzionale
Un’altra scoperta rilevante riguarda la diversità del microbiota: gli atleti con le migliori prestazioni avevano una flora intestinale meno varia, ma più ricca di acidi grassi a catena corta, prodotti dai batteri durante la fermentazione delle fibre alimentari. Questi metaboliti sono una preziosa fonte di energia per le cellule dell’intestino e possono anche influenzare il metabolismo sistemico.
L’ipotesi è che un microbiota specializzato, sebbene meno diversificato, possa essere più efficiente nel convertire il cibo in carburante. Tuttavia, gli scienziati sottolineano che saranno necessari ulteriori studi per comprendere appieno i meccanismi coinvolti.
Trapianti fecali e integratori: quale futuro?
Se è vero che i trapianti di microbiota da atleti possono avere benefici metabolici, è anche vero che il procedimento è invasivo, costoso e complesso. Un’alternativa più accessibile potrebbe essere l’assunzione di integratori alimentari a base di acidi grassi a catena corta, suggerisce Edward Chambers, fisiologo dell’Imperial College di Londra.
L’idea è affascinante: migliorare il proprio metabolismo non solo con l’allenamento, ma anche intervenendo sul microbiota. Non per trasformare chiunque in un olimpionico, ma per ottimizzare la salute metabolica, l’efficienza energetica e forse anche la risposta all’allenamento.
Oltre il sensazionalismo: cosa ci insegna davvero questo studio
Più che un invito a “trapiantarsi le feci” di un atleta, la ricerca è un’ulteriore conferma di un principio noto ma spesso trascurato: l’attività fisica regolare e una dieta equilibrata trasformano in profondità il nostro corpo, inclusi i batteri che ospitiamo. In un certo senso, l’intestino racconta il nostro stile di vita e risponde di conseguenza.
Nel futuro, potremmo immaginare test personalizzati del microbiota per migliorare le performance o per trattare condizioni metaboliche. Ma per ora, il messaggio è chiaro: muoversi di più, mangiare meglio, coltivare un buon microbiota.