L’Artico e l’Antartide mostrano segni sempre più evidenti del cambiamento climatico
Il ghiaccio marino terrestre ha toccato un nuovo minimo storico, secondo quanto rilevato dai satelliti. Le rilevazioni effettuate nel marzo 2025 da agenzie spaziali internazionali mostrano che l’estensione del ghiaccio artico ha raggiunto il livello più basso mai registrato durante la stagione invernale. Parallelamente, il ghiaccio estivo nell’Antartide è sceso al secondo valore più basso di sempre. Il risultato? Una perdita combinata che porta la copertura globale di ghiaccio marino a un livello critico.
I numeri che preoccupano
Il 22 marzo, data in cui l’Artico di norma raggiunge il suo massimo annuale in termini di estensione del ghiaccio marino, i satelliti hanno registrato solo 14,33 milioni di chilometri quadrati di superficie ghiacciata. Questo valore rappresenta il più basso livello invernale artico mai misurato.
Nel frattempo, in Antartide, al 1° marzo, la superficie ghiacciata si è ridotta a 1,98 milioni di chilometri quadrati, il secondo minimo storico per quella regione durante la stagione estiva.
Complessivamente, rispetto alla media dei decenni precedenti, nel febbraio 2025 il pianeta ha perso oltre 2,5 milioni di chilometri quadrati di ghiaccio marino — un’area equivalente alla parte orientale degli Stati Uniti fino al fiume Mississippi.
Perché il ghiaccio marino è così importante?
Il ghiaccio marino artico non è solo un indicatore climatico: è un elemento vitale per l’ecosistema polare. Le sue variazioni stagionali influenzano il comportamento riproduttivo e alimentare di molte specie, come orsi polari, foche e narvali. Inoltre, meno ghiaccio in inverno significa mare più aperto, il che favorisce la formazione di tempeste più violente e l’erosione costiera.
Nel contesto antartico, invece, la perdita di ghiaccio influisce sull’equilibrio termico globale. Il ghiaccio riflette la luce solare (effetto albedo), contribuendo a regolare la temperatura del pianeta. Quando questa superficie si riduce, più calore viene assorbito dagli oceani, accelerando il riscaldamento globale.
Le cause dietro il declino
La diminuzione del ghiaccio marino è frutto di un bilancio energetico alterato: durante l’estate si scioglie più ghiaccio di quanto se ne riformi in inverno. Questo squilibrio si è aggravato negli ultimi anni, spinto da fattori come:
- Temperature record: il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato sul pianeta.
- Emissioni in aumento: le emissioni globali di CO₂ da combustibili fossili hanno toccato nuovi massimi storici.
- Retroazione climatica: il riscaldamento accelera lo scioglimento dei ghiacci, che a sua volta amplifica il riscaldamento.
Le osservazioni satellitari, effettuate tramite sensori che rilevano la radiazione nella banda delle microonde, offrono dati precisi anche in condizioni di oscurità polare o copertura nuvolosa. Queste misurazioni vengono confrontate con i dati storici, alcuni dei quali risalgono ai primi esperimenti satellitari degli anni ’70, come quelli del satellite Nimbus-7.
Una tendenza destinata a continuare?
Gli scienziati stanno cercando di capire se ci troviamo di fronte a una nuova normalità climatica, soprattutto nell’emisfero sud. Alcuni esperti ipotizzano che il ghiaccio antartico potrebbe tornare a livelli precedenti, ma al momento la tendenza è inequivocabile: anno dopo anno, il ghiaccio marino continua a diminuire.
“Entreremo nella prossima stagione estiva con meno ghiaccio di partenza,” affermano gli esperti. Un fatto che lascia poco spazio all’ottimismo.
Cosa può fare l’umanità?
Davanti a questi dati, è chiaro che l’azione climatica è urgente. Ridurre drasticamente le emissioni di gas serra, investire nelle energie rinnovabili e proteggere gli ecosistemi artici e antartici non è più una scelta, ma una necessità.
Ogni frazione di grado in meno nel riscaldamento globale può fare la differenza. Meno ghiaccio oggi significa più eventi estremi, meno biodiversità e oceani più caldi domani.