Una ricerca innovativa ha rivelato che il giro di Heschl, un’area cerebrale precedentemente nota per la sua funzione nell’elaborazione iniziale dei suoni, gioca un ruolo molto più cruciale nella comprensione del linguaggio di quanto si ritenesse. Secondo uno studio pubblicato su Nature Communications, questa zona del cervello aiuta a interpretare il significato delle variazioni di intonazione, tono ed enfasi, elementi essenziali della prosodia. In passato, si pensava che questi aspetti del linguaggio fossero elaborati principalmente nel giro temporale superiore, un’area strettamente legata alla percezione del linguaggio. Tuttavia, nuovi esperimenti condotti su pazienti epilettici mettono in discussione questa ipotesi.
Il linguaggio e il cervello: nuove prospettive sulla percezione
Una combinazione di fattori eccezionali ha portato a questa scoperta. Undici adolescenti affetti da epilessia grave hanno ricevuto impianti di elettrodi in aree profonde del cervello, cruciali per le funzioni linguistiche. Gli interventi e gli studi sono stati eseguiti presso la Scuola di Medicina dell’Università di Pittsburgh, in collaborazione con esperti di neurochirurgia e neuroscienze.
La maggior parte delle ricerche sulla comunicazione umana si basa su registrazioni effettuate dalla superficie della pelle, un metodo poco invasivo ma meno preciso. In questo caso, invece, gli scienziati hanno potuto monitorare con estrema accuratezza l’attività cerebrale mentre i pazienti ascoltavano un audiolibro di “Alice nel Paese delle Meraviglie”. I risultati hanno mostrato che il giro di Heschl risponde attivamente alle sottili variazioni della voce del narratore, dimostrando che l’interpretazione del linguaggio avviene molto prima di quanto si ritenesse.
Secondo Barath Chandrasekaran, neuroscienziato della Northwestern University e autore principale dello studio, questi risultati ridefiniscono l’architettura della percezione del linguaggio. “Abbiamo passato decenni a esaminare come il linguaggio viene astratto nel cervello, ma questa è la prima volta che osserviamo direttamente come le variazioni di intonazione vengono elaborate”, ha dichiarato in un comunicato stampa.
Un impatto anche sull’intelligenza artificiale
Oltre a rivoluzionare la comprensione della percezione linguistica umana, lo studio suggerisce che il cervello codifica il ritmo e la melodia del linguaggio molto prima di quanto immaginato. Esperimenti simili condotti su primati non umani hanno mostrato che questi ultimi non possiedono la stessa capacità di elaborare le sfumature della prosodia, anche se esposti agli stessi stimoli sonori.
Questa scoperta apre nuove strade per la riabilitazione linguistica e potrebbe migliorare le prestazioni degli assistenti vocali basati sull’intelligenza artificiale, rendendoli più sensibili alle sfumature del parlato umano. Inoltre, contribuisce a una maggiore comprensione di ciò che rende unica la comunicazione umana, distinguendola dalle altre forme di interazione nel regno animale.