L’immagine tradizionale dei Vichinghi come feroci saccheggiatori che devastavano i villaggi europei sta lasciando spazio a una realtà molto più complessa. Le più recenti scoperte archeologiche e storiche rivelano che questi popoli non erano solo guerrieri spietati, ma anche abili commercianti e diplomatici, con reti commerciali che si estendevano ben oltre l’Europa.
Un mondo vichingo globalizzato
Il periodo vichingo, che si estende all’incirca dall’VIII all’XI secolo, è stato a lungo associato ai raid e alle incursioni, tra cui il famoso attacco a Lindisfarne, nel 793. Tuttavia, prove archeologiche dimostrano che già prima di questo evento, i Vichinghi commerciavano beni preziosi provenienti da luoghi remoti, come l’argento orientale e le perline lavorate. Secondo Søren Michael Sindbæk, archeologo dell’Università di Aarhus, il mondo materiale vichingo era paragonabile a quello dell’Età del Ferro, ma sorprendentemente connesso a livello globale.
I Vichinghi non solo saccheggiavano, ma stabilivano anche centri commerciali e insediamenti strategici in tutta Europa, dando vita a una rete di scambi che si estendeva per migliaia di chilometri. Le loro navi solcavano le acque fino all’Alto Artico, dove i Norreni cacciavano trichechi per ricavarne prezioso avorio destinato al mercato europeo. Secondo Peter Jordan, professore di archeologia all’Università di Lund, l’avorio commerciato dai Vichinghi non proveniva solo dalle zone vicine ai loro insediamenti, ma anche da aree remote del Canada e dell’Artico, in un’epoca ben precedente alla scoperta del Nuovo Mondo da parte di Cristoforo Colombo.
Il commercio vichingo: dalle corna di renna alle spezie orientali
Un altro studio, pubblicato nel 2023, ha dimostrato che l’importante emporio di Hedeby, nell’attuale Germania, era strettamente collegato alle regioni più settentrionali della Scandinavia, con un fiorente commercio di corna di renna fin dall’800 d.C. Questi materiali venivano trasformati in pettini e altri oggetti essenziali per la vita quotidiana medievale. La rete di scambi collegava le popolazioni della Norvegia, dove le renne vivevano in aree remote, con il mercato europeo più ampio.
Ma i Vichinghi non commerciavano solo materie prime. Il loro commercio comprendeva tessuti, cavalli, gioielli, ceramiche, seta, spezie orientali e persino persone. Il traffico di schiavi era una parte significativa dell’economia vichinga, sebbene oggi sia considerato un aspetto estremamente negativo della loro cultura. Sindbæk sottolinea come, nel mondo vichingo, il commercio di esseri umani fosse considerato normale, alla stregua di quello del bestiame.
Diplomazia e commercio: la vera origine dell’espansione vichinga
Sebbene le incursioni armate fossero una realtà, le relazioni pacifiche e gli accordi diplomatici erano altrettanto importanti per garantire la prosperità del commercio vichingo. Nuove ricerche suggeriscono che non furono i saccheggi a dare inizio all’era vichinga, ma piuttosto la volontà di stabilire collegamenti commerciali attraverso il mare. Sindbæk spiega come i primi contatti tra le diverse regioni scandinave e l’Europa settentrionale siano documentati già nell’VIII secolo, suggerendo che le incursioni armate siano state una conseguenza della crescente mobilità marittima piuttosto che la causa scatenante dell’espansione vichinga.
La ricerca sta ora spostando l’attenzione dai beni di lusso, come argento e avorio, agli articoli di uso quotidiano, fondamentali per la sopravvivenza dei popoli medievali. Per esempio, si è scoperto che i Vichinghi fornivano merluzzo essiccato all’Europa per secoli, un commercio che ebbe origine proprio durante la loro epoca. Secondo Sindbæk, il vero interesse archeologico risiede ora nello studio di questi materiali più comuni, che dimostrano l’incredibile versatilità commerciale della civiltà vichinga.