Quando un topo trova un compagno di gabbia privo di sensi, può tentare di rianimarlo attraverso interazioni fisiche intense, come annusarlo, leccarlo e persino tirargli la lingua per liberare le vie respiratorie. Questo sorprendente comportamento, documentato nei laboratori, suggerisce che l’istinto di soccorso potrebbe essere più diffuso nel regno animale di quanto si credesse in precedenza.
Comportamenti di cura tra i roditori
Studi condotti da Li Zhang dell’Università della California del Sud (USC) hanno mostrato che i topi giovani trascorrono quasi la metà del tempo di osservazione interagendo con un loro simile anestetizzato, mettendo in atto tre fasi di soccorso: prima l’annusamento, poi la pulizia, infine una serie di gesti più intensi, come aprire la bocca del compagno e rimuovere ostacoli dalle vie aeree.
Gli scienziati hanno documentato come questi roditori tirino la lingua dei compagni incoscienti in oltre il 50% dei casi, un comportamento che ricorda alcune tecniche di primo soccorso utilizzate sugli esseri umani per evitare l’ostruzione respiratoria. In un test aggiuntivo, quando è stato inserito un piccolo oggetto di plastica nella bocca del topo privo di sensi, i compagni sono riusciti a rimuoverlo nell’80% delle prove.
Secondo Huizhong Tao, membro del team di ricerca, se l’osservazione fosse stata prolungata, la percentuale di successo sarebbe probabilmente stata ancora più alta.
Un vantaggio per la sopravvivenza del gruppo
I risultati indicano che i topi curati dai loro compagni si riprendono più rapidamente e riprendono a muoversi prima rispetto a quelli lasciati soli. Una volta che il topo assistito mostra segni di risveglio, il comportamento di aiuto diminuisce progressivamente fino a cessare.
Un altro aspetto interessante è che i topi dimostrano maggiore dedizione nel soccorrere un compagno che conoscono piuttosto che uno estraneo, segno che il comportamento potrebbe essere legato a legami sociali piuttosto che a una semplice risposta automatica.
Anche se non si tratta di una vera rianimazione cardiopolmonare (CPR), Zhang sottolinea che il comportamento osservato somiglia a strategie rudimentali di primo soccorso, come l’uso di sali aromatici o la stimolazione fisica per risvegliare qualcuno in stato di incoscienza.
Il ruolo dell’ossitocina e l’istinto innato
L’ossitocina, un ormone coinvolto nei comportamenti di cura tra molti vertebrati, sembra essere alla base di questa risposta nei topi. Gli esperimenti hanno evidenziato che specifici neuroni dell’amigdala e dell’ipotalamo, due aree cerebrali legate alle emozioni e al comportamento sociale, giocano un ruolo chiave nel determinare questa reazione.
Un aspetto rilevante è che tutti i topi osservati erano giovani, tra i due e i tre mesi di vita, e non avevano mai assistito a un episodio simile prima. Questo suggerisce che il comportamento sia innato piuttosto che appreso, un meccanismo che potrebbe aver contribuito all’evoluzione della coesione sociale tra gli animali che vivono in gruppo.
Una scoperta robusta, ma difficile da osservare in natura
Questo fenomeno è stato confermato anche da altri due team di ricerca indipendenti, rendendo la scoperta ancora più solida. Tuttavia, Cristina Márquez, neuroscienziata del Centro per le Neuroscienze e la Biologia Cellulare di Coimbra, invita alla prudenza nel non attribuire eccessivamente emozioni umane a questi comportamenti.
Osservare un fenomeno simile in natura è complicato, poiché i topi selvatici, essendo prede, tendono a nascondersi e non vivono necessariamente in gruppi numerosi. Ma il fatto che non sia stato ancora documentato non significa che non accada. Questa ricerca apre nuove prospettive sulla comprensione delle dinamiche sociali e delle risposte istintive nel mondo animale.