La tecnologia bioibrida sta trasformando il mondo della robotica, permettendo alle macchine di percepire e persino guarire grazie all’integrazione di elementi naturali come miceli e foglie artificiali.
La natura incontra la robotica: dai funghi ai miceli intelligenti
Nel panorama della fantascienza, opere come Doctor Who e Zahrah the Windseeker hanno immaginato dispositivi biotecnologici, dove elementi naturali e artificiali convivono armoniosamente. Oggi, la ricerca sta trasformando queste idee in realtà, creando robot che sfruttano i meccanismi della vita per interagire con l’ambiente.
Uno degli esperti più attivi in questo campo è Anand Mishra, ingegnere della Cornell University, che ha sperimentato l’uso di miceli fungini come strumento per migliorare la percezione dei robot. I miceli, strutture simili a radici, sono in grado di captare segnali ambientali, come luce, calore e sostanze chimiche. L’integrazione di questi tessuti viventi nei robot ha portato alla creazione di biobot capaci di rispondere in modo autonomo agli stimoli esterni.
Nel suo esperimento, il team di Mishra ha fatto crescere miceli direttamente sugli elettrodi di due robot, permettendo ai funghi di comunicare con le macchine attraverso segnali elettrici simili a quelli del sistema nervoso umano. Quando esposti alla luce ultravioletta, i miceli hanno generato impulsi più forti, modificando il comportamento dei robot. I risultati, pubblicati nel 2024 su Science Robotics, dimostrano che questi biobot potrebbero essere utilizzati per scopi pratici, come il monitoraggio del suolo agricolo.
L’energia delle piante: foglie bioniche per raccogliere elettricità
Se i funghi aiutano i robot a percepire l’ambiente, il mondo vegetale potrebbe offrire una soluzione per renderli più autonomi dal punto di vista energetico. Fabian Meder, chimico dei materiali presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ha sviluppato un sistema che sfrutta il vento per generare elettricità attraverso foglie artificiali.
Queste foglie bioniche sono rivestite con uno strato di gomma, un materiale capace di accumulare carica elettrostatica. Quando il vento le muove, le foglie artificiali sfregano contro quelle vere, generando un flusso di elettricità che può essere raccolto tramite elettrodi. Gli studi di Meder hanno dimostrato che questa energia è sufficiente per alimentare piccoli dispositivi, come LED.
L’integrazione di materiali viventi nella tecnologia pone delle sfide, tra cui la necessità di mantenere in vita le componenti naturali. Le piante, ad esempio, hanno bisogno di fotosintesi, il che richiede l’uso di materiali trasparenti per non bloccare la luce solare.
Meder vede in questo progetto una nuova frontiera per la raccolta di energia dispersa nell’ambiente, un concetto che ricorda la tecnologia immaginata nella fantascienza, come i treeborgs di Doctor Who, capaci di sopravvivere sfruttando la luce delle stelle.