Nel cuore di Amsterdam, le folaghe eurasiatiche stanno costruendo i loro nidi con rifiuti plastici che risalgono a diversi decenni fa. Tra i materiali utilizzati sono stati trovati mascherine chirurgiche, confezioni di snack degli anni ‘90 e contenitori di polistirolo vecchi di 30 anni, dimostrando come la plastica abbandonata resti nell’ambiente per lunghissimo tempo. Questo comportamento, frutto dell’adattamento di questi uccelli all’ecosistema urbano, trasforma i loro rifugi in vere e proprie capsule del tempo che rivelano la storia del nostro impatto ambientale.
La plastica nei nidi: un fenomeno in crescita
Le folaghe eurasiatiche (Fulica atra) sono uccelli acquatici diffusi in tutta Europa e noti per la loro capacità di costruire nidi galleggianti utilizzando materiali disponibili nell’ambiente circostante. In contesti naturali, questi uccelli preferiscono elementi biodegradabili come canne, rami e foglie, ma nelle città, dove questi materiali scarseggiano, hanno iniziato a sfruttare ciò che trovano nell’acqua: i rifiuti umani.
Uno studio condotto dai ricercatori del Naturalis Biodiversity Center ha dimostrato come le folaghe che vivono nei canali di Amsterdam utilizzino sempre più spesso materiali artificiali per costruire le loro strutture. Tra i detriti rinvenuti spiccano sacchetti di plastica, involucri alimentari e pezzi di polistirolo, alcuni dei quali risalenti a più di tre decenni fa. Secondo Auke-Florian Hiemstra, uno dei ricercatori coinvolti nello studio, questi nidi offrono una testimonianza diretta di quanto a lungo la plastica possa persistere nell’ambiente e dell’impatto che ha sulla fauna selvatica.
Un adattamento forzato alla vita urbana
Il comportamento delle folaghe non è un caso isolato, ma riflette una tendenza più ampia che coinvolge molte altre specie di uccelli nelle aree urbane. La diffusione massiccia della plastica nei corsi d’acqua costringe gli animali selvatici a interagire con questi materiali, spesso con conseguenze preoccupanti. Sebbene l’uso della plastica nei nidi possa sembrare un esempio di adattabilità, il rischio è che questi materiali possano rilasciare sostanze tossiche o rappresentare un pericolo fisico per i piccoli.
I nidi delle folaghe come indicatori dell’inquinamento
Questa situazione dimostra come la plastica non si degradi facilmente e come, nonostante gli sforzi per ridurre il suo utilizzo, continui a essere presente nell’ambiente anche a distanza di decenni. I nidi delle folaghe di Amsterdam si trasformano così in veri e propri indicatori dell’inquinamento urbano, mostrando ai ricercatori l’evoluzione del consumo e dello smaltimento della plastica negli ultimi 30 anni.
Ciò che questi uccelli ci stanno raccontando è chiaro: la plastica è ovunque, persiste nel tempo e sta entrando sempre di più negli ecosistemi, anche nei modi più inaspettati.