Gran parte delle città e dei quartieri in cui viviamo oggi poggia letteralmente sui resti di epoche passate, a volte dimenticate, altre volte semplicemente ignorate. Tuttavia, esistono momenti in cui il passato torna alla luce in modo del tutto inaspettato, rivelando storie sepolte che ci ricordano quanto sia fragile la linea che separa il presente da ciò che è stato. Alcune scoperte hanno lasciato intere comunità senza parole, non solo per il loro significato storico, ma anche per la natura macabra e inquietante dei ritrovamenti.
Sotto la cantina di Corbeil-Essonnes: un cimitero antico riscoperto durante dei lavori di ristrutturazione
Nel 2023, un tranquillo quartiere della città di Corbeil-Essonnes, nell’area metropolitana di Parigi, è diventato protagonista di una scoperta sorprendente. Un uomo, intento a ristrutturare il seminterrato della propria abitazione situata nel quartiere Montconseil, si è imbattuto in ciò che sembrava essere un antico scheletro sepolto sotto terra. Inizialmente si è pensato a un possibile crimine dimenticato, ma l’intervento degli archeologi ha svelato una realtà ben più antica e affascinante.
Gli esperti hanno infatti identificato resti umani risalenti alla tarda antichità, più di 1.500 anni fa, collegati a un cimitero medievale che si estendeva nei pressi della cappella di Notre-Dame-des-Champs. Le sepolture, organizzate in file parallele nonostante la presenza di affioramenti rocciosi, raccontano pratiche funerarie che si sono evolute tra il III e il X secolo d.C.
Con il proseguire degli scavi, sono emersi 37 scheletri e 10 sarcofagi in gesso, alcuni dei quali recavano simboli cristiani come croci latine e motivi a rosone incisi su pietre ornamentali. I corpi erano disposti con cura, spesso collocati in bare di legno o sarcofagi singoli, una pratica rara rispetto ad altre tombe collettive dell’epoca. Gli archeologi stanno ancora analizzando i resti ossei per determinare il sesso, l’età e le cause di morte, nella speranza di ricostruire uno spaccato della vita quotidiana della regione durante il passaggio dall’età tardoantica al medioevo.
Londra e le fosse comuni della Grande Peste: la città costruita sui suoi morti
Pochi luoghi al mondo hanno un passato oscuro così profondamente radicato nella propria terra come Londra. Sotto i viali affollati e le linee della metropolitana, giacciono i resti di decine di migliaia di vittime della Grande Peste del 1665. In quell’anno, la malattia sterminò circa 100.000 persone, pari a un quarto degli abitanti della città. Man mano che i cimiteri parrocchiali si saturavano, le autorità furono costrette a scavare fosse comuni nei sobborghi, tra cui Soho, Bunhill e Bedlam.
Uno dei più noti ritrovamenti è avvenuto nel 2015, durante la costruzione della linea Crossrail a Liverpool Street, quando furono dissotterrati i resti di 40 vittime della peste. Gli scavi hanno riportato alla luce il cimitero di Bedlam, utilizzato tra il 1569 e il XVIII secolo. Nonostante la leggenda suggerisca che i cadaveri fossero gettati alla rinfusa, le indagini condotte dal Museum of London Archaeology (MOLA) hanno dimostrato che le persone venivano invece sepolte con rispetto, in bare di legno, disposte ordinatamente.
Le analisi del DNA effettuate sui denti dei corpi hanno confermato la presenza del batterio Yersinia pestis, responsabile della peste bubbonica, che colpì brutalmente la città. La scoperta di questi resti umani ha gettato nuova luce su un periodo oscuro, dimostrando la resilienza delle tradizioni funerarie anche durante la crisi più devastante di Londra.
Il cimitero africano di New York: la memoria sommersa di un popolo dimenticato
Nel cuore di Manhattan, al 290 di Broadway, esiste un luogo carico di storia e dolore che fino a pochi decenni fa era stato completamente cancellato dalla memoria collettiva. Nel 1991, durante i lavori di costruzione di un edificio federale, gli scavi portarono alla luce uno dei ritrovamenti più importanti della storia americana: l’African Burial Ground, un cimitero afroamericano risalente al XVII e XVIII secolo.
Gli archeologi scoprirono scheletri intatti sepolti a circa 9 metri di profondità sotto il livello stradale. Si trattava di un’area di 2,4 ettari che ospitava le spoglie di circa 15.000 africani, molti dei quali schiavi deportati e costretti a vivere nella New York coloniale. Questo cimitero fu utilizzato dal 1640 fino al 1795, periodo durante il quale i neri, privati dell’accesso ai cimiteri cittadini, dovettero seppellire i propri defunti in un’area marginale della città.
Le sepolture seguivano rituali che mescolavano le tradizioni africane e le pratiche cristiane: i corpi erano posti in bare di legno, spesso orientati verso ovest, con le braccia piegate o adagiate lungo i fianchi. In alcuni punti, la densità dei corpi era tale che si arrivò a sovrapporre le sepolture fino a quattro livelli di profondità. Dopo la chiusura, il sito fu livellato e coperto da strati di terreno che lo nascosero per oltre due secoli.
Il ritrovamento del Negroes Burial Ground ha permesso di riscrivere la storia della schiavitù a New York, portando alla creazione di un Monumento Nazionale nel 2007, il primo dedicato agli africani nella prima New York e ai loro discendenti afroamericani.
Queste scoperte ci ricordano che ogni città, ogni strada e persino ogni abitazione privata potrebbe celare sotto di sé tracce di un passato antico, a volte doloroso, che aspetta solo di essere riportato alla luce. La storia non è mai così lontana come pensiamo; spesso è solo sepolta sotto i nostri piedi.