Per la prima volta, le osservazioni confermano un comportamento predetto da tempo solo attraverso modelli teorici: i venti di materia prodotti dai buchi neri supermassicci al centro delle galassie non si muovono a velocità costante, ma accelerano sensibilmente man mano che si allontanano dalla zona centrale. Questo fenomeno influisce profondamente sull’evoluzione della galassia ospite, modificando la distribuzione di materia e gas.
La scoperta arriva da uno studio congiunto dell’Università di Firenze e dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), pubblicato su Nature Astronomy. Analizzando dieci galassie osservate con il Very Large Telescope (Vlt) dell’Eso, situato sulle Ande cilene, il team ha evidenziato che i venti galattici accelerano dopo i primi mille parsec (circa tremila anni luce), raggiungendo velocità superiori a 1000 chilometri al secondo.
Nelle immagini Rgb ottenute, in blu si distingue il gas ionizzato che evidenzia i venti generati dai buchi neri; in rosso si nota l’emissione proveniente da stelle giovani e, in parte, anche dai venti galattici; in verde risalta la luce diffusa delle stelle della galassia. Questa ricostruzione visiva è stata resa possibile grazie a Moka3d, un nuovo strumento per la modellazione tridimensionale dei dati, sviluppato dallo stesso gruppo di ricerca.
Cosimo Marconcini, dottorando presso l’Università di Firenze, spiega come l’accelerazione dei venti provochi l’espulsione del gas che altrimenti contribuirebbe alla formazione di nuove stelle o all’accrescimento del buco nero stesso, influenzando drasticamente la storia evolutiva della galassia.
Il comportamento è stato riscontrato in tutte le dieci galassie analizzate, situate a centinaia di milioni di anni luce dalla Terra, suggerendo un meccanismo fisico universale. Filippo Mannucci dell’Inaf di Arcetri, sottolinea che questa uniformità osservativa consolida l’ipotesi di un processo fondamentale nella dinamica galattica. I venti, arricchiti di carbonio, ferro, ossigeno e altri elementi prodotti dalle stelle, vengono espulsi nello spazio intergalattico, privando le galassie della materia necessaria per continuare a evolversi.
Secondo Marconcini, il risultato rappresenta la prima conferma osservativa di un modello teorico proposto più di vent’anni fa, che descrive l’accelerazione dei venti da nuclei galattici attivi (Agn). Questo passo avanti potrebbe riscrivere la nostra comprensione del legame tra buchi neri e strutture galattiche, svelando un nuovo capitolo dell’architettura dell’universo.