L’idea che conservare le uova con la punta rivolta verso il basso possa prolungarne la freschezza ha radici antiche, spesso attribuita ai marinai che, durante le lunghe traversate, cercavano soluzioni pratiche per evitare che gli alimenti deperissero. Nonostante questa pratica sia stata tramandata per generazioni, nessuno studio scientifico ufficiale ha finora confermato in modo definitivo l’efficacia di questa tecnica.
Tuttavia, ci sono diverse motivazioni biologiche per cui questa teoria potrebbe avere un fondamento. Il guscio dell’uovo, benché sembri compatto, è in realtà attraversato da una rete di pori microscopici, che possono variare da 7.000 fino a oltre 17.000. Questi fori permettono lo scambio di gas tra l’interno e l’esterno dell’uovo, ma sono anche potenziali vie di ingresso per microrganismi nocivi, come la Salmonella, che può causare il deterioramento dell’alimento.
Una volta penetrati attraverso il guscio, i batteri tendono ad accumularsi nella sacca d’aria situata all’estremità più arrotondata dell’uovo, proprio sotto l’albume. È qui che la posizione di conservazione può fare la differenza. Se l’uovo viene lasciato con la parte più rotonda in basso, la sacca d’aria tende a salire, spingendo contro l’albume e, col passare del tempo, aumentando la probabilità di contaminazione del tuorlo.
Con l’invecchiamento, l’uovo perde umidità e assorbe più aria dai pori. Questo fa sì che la sacca d’aria si espanda e, al contempo, che le chalazae, ovvero le strutture proteiche che mantengono il tuorlo sospeso al centro dell’albume, si indeboliscano. In queste condizioni, il tuorlo può facilmente spostarsi e entrare in contatto con i batteri presenti nella sacca d’aria.
Girare le uova “a testa in giù”, ovvero con la punta sottile rivolta verso il basso, posiziona la sacca d’aria verso l’alto, riducendo così la pressione sull’albume e mantenendo più stabile la posizione del tuorlo. In teoria, questo limita l’esposizione del tuorlo ai batteri e potrebbe ritardare il processo di decomposizione.
Un altro metodo empirico, spesso citato ma altrettanto privo di convalida scientifica, è l’applicazione di vaselina sul guscio. Questo strato protettivo dovrebbe sigillare i pori ed evitare l’ingresso di microrganismi. Anche in questo caso, però, si tratta di una pratica non confermata da ricerche accademiche.
Un indizio visibile della freschezza delle uova è il test dell’acqua: un uovo fresco tende ad affondare, mentre uno vecchio galleggia, proprio a causa dell’espansione della sacca d’aria interna. Questo fenomeno è ben noto anche in ambito domestico.
Va sottolineato che, a prescindere da queste tecniche empiriche, le autorità sanitarie internazionali, come la Food and Drug Administration, indicano come migliore pratica quella di conservare le uova in frigorifero a una temperatura inferiore ai 4,4°C e consumarle entro tre settimane dall’acquisto.
Perciò, se sei un appassionato di viaggi in mare aperto e desideri evitare che le tue uova si rovinino durante la traversata, potresti valutare l’installazione di un mini frigorifero a bordo, anche se l’idea di girarle sottosopra continua ad affascinare i nostalgici dei metodi antichi.