Nel corso del ventunesimo secolo, una quantità significativa di ghiacciai sparsi nei diversi continenti rischia di scomparire per sempre. Le conseguenze di questa scomparsa non si limiteranno agli ecosistemi alpini e polari, ma avranno un impatto diretto su milioni di individui che dipendono dalle risorse idriche generate da queste riserve di ghiaccio. È questo l’allarme lanciato durante l’evento promosso dall’Accademia Nazionale dei Lincei, che si è svolto in occasione della prima Giornata mondiale dei ghiacciai istituita dalle Nazioni Unite.
Il congresso ha posto l’attenzione in modo particolare sugli effetti devastanti del riscaldamento globale, mettendo in luce i dati allarmanti raccolti dal Servizio di monitoraggio mondiale dei ghiacciai (Wgms). Secondo le stime ufficiali, a partire dal 1975 le masse glaciali hanno subito una perdita superiore a 9.000 miliardi di tonnellate, un volume di ghiaccio che, se fosse compattato, equivarrebbe a un blocco grande quanto la Germania, con uno spessore medio di 25 metri.
Andrea Rinaldo, docente presso l’Politecnico Federale di Losanna (Epfl) e accademico dei Lincei, ha sottolineato come il riscaldamento del pianeta stia modificando radicalmente la distribuzione delle precipitazioni, sia sotto forma di pioggia che di neve. Insieme a Giuseppe Orombelli, professore all’Università Milano Bicocca, Rinaldo ha coordinato un incontro che si inserisce nell’ambito dell’Anno Internazionale della Conservazione dei Ghiacciai. In questa cornice, Bruno Carli, presidente della Commissione ambiente dell’Accademia dei Lincei, ha evidenziato che l’iniziativa rappresenta anche l’avvio della Decade della criosfera.
Nel corso del simposio, Carlo Baroni, professore presso l’Università di Pisa, ha ricordato che i ghiacciai del mondo, oltre 275.000, coprono una superficie di circa 700.000 chilometri quadrati. Insieme alle calotte polari, questi serbatoi naturali custodiscono il 70% delle riserve di acqua dolce del pianeta. La loro progressiva scomparsa mette quindi in serio pericolo la fornitura di acqua potabile per centinaia di milioni di persone, in particolare nelle regioni che dipendono dai fiumi alimentati dallo scioglimento glaciale.
La fusione dei ghiacci si conferma inoltre tra le principali cause dell’innalzamento del livello degli oceani, posizionandosi al secondo posto nella classifica dei fattori scatenanti. I dati più recenti diffusi dal Wgms rivelano che cinque degli ultimi sei anni hanno registrato i tassi di ritiro dei ghiacciai più elevati mai documentati. Solo nel 2024, la perdita è stata pari a 450 miliardi di tonnellate di ghiaccio, facendo di quest’anno il quarto peggiore di sempre per quanto riguarda la regressione delle masse glaciali.