Un recente studio internazionale ha rivelato che la genitorialità, sia per madri che per padri, è associata a un aumento significativo della coordinazione tra diverse aree cerebrali, suggerendo che l’esperienza di crescere dei figli possa contribuire a mantenere il cervello giovane e flessibile nel corso degli anni.
Secondo la ricerca, pubblicata il 4 marzo sui Proceedings of the National Academy of Sciences, le persone con un numero maggiore di figli mostrano una sincronizzazione superiore delle attività neuronali in specifiche reti cerebrali, in particolare in quella che consente di interpretare i pensieri e le intenzioni altrui. Si tratta di una capacità fondamentale per comprendere gli altri, che solitamente tende a ridursi con l’avanzare dell’età.
La genitorialità stimola le connessioni neuronali, senza differenze tra i sessi
Lo studio è stato condotto su un campione impressionante di quasi 38.000 adulti di mezza età e più anziani, analizzando i dati raccolti dalla Biobanca del Regno Unito. L’équipe di ricerca, guidata dalla neuroscienziata cognitiva Edwina Orchard dell’Università della California, Santa Barbara, ha osservato che l’aumento dei figli è strettamente collegato a una maggiore connettività funzionale nella rete somatomotoria, implicata nella comprensione dei comportamenti, dei bisogni e dei desideri degli altri.
La professoressa Orchard sottolinea che gli effetti positivi si riscontrano sia nei genitori maschi che nelle genitrici femmine. Questo dato consente di escludere che il fenomeno sia dovuto a cambiamenti legati esclusivamente alla gravidanza o a fattori biologici femminili. «Si tratta davvero di un effetto legato all’esperienza quotidiana della genitorialità», precisa la neuroscienziata.
Genitori più connessi mentalmente grazie all’apprendimento continuo
La genitorialità, spiegano gli studiosi, richiede nuove competenze cognitive che si evolvono e si consolidano nel tempo, offrendo uno stimolo costante e complesso all’attività cerebrale. Prendersi cura dei figli, adattarsi ai loro bisogni in continua evoluzione, interpretare segnali e comunicazioni non verbali, rappresentano attività che mantengono attivo il cervello, rallentandone i processi di declino tipici dell’invecchiamento.
Secondo Orchard, l’impegno mentale richiesto ai genitori potrebbe persino invertire la tendenza naturale della rete somatomotoria a perdere efficienza con l’età, grazie all’ambiente stimolante e dinamico che i figli contribuiscono a creare nell’arco della vita.
Altre esperienze di vita complesse arricchiscono il cervello
La neuroscienziata, tuttavia, evidenzia che la genitorialità non è l’unico fattore in grado di generare questi benefici. Anche esperienze come la frequentazione di un percorso accademico avanzato, lo svolgimento di professioni complesse o l’apprendimento di una lingua straniera sono in grado di offrire un livello di arricchimento cognitivo simile.
La genitorialità sfida lo stereotipo del “cervello da mamma”
Il nuovo studio contribuisce a riformulare la narrazione sociale sulla genitorialità, contrastando il pregiudizio diffuso che crescere figli possa compromettere la lucidità mentale. «Si sente spesso parlare di cervello da mamma o di baby brain», afferma Orchard, riferendosi all’idea che il prendersi cura di un figlio provochi un peggioramento delle funzioni cognitive. «Ma in realtà, le sfide cognitive connesse alla prima esperienza di genitorialità, mantenute nel tempo, potrebbero invece rendere il cervello più resistente e resiliente.»
Lo studio non prova la causa-effetto ma apre nuove strade di ricerca
Gli studiosi precisano che, pur mostrando una correlazione significativa tra numero di figli e sincronia cerebrale, lo studio non dimostra un rapporto diretto di causa-effetto. Esistono altri fattori, come le norme sociali sulla famiglia e la virilità, che potrebbero influenzare il numero di figli e, di conseguenza, avere un impatto indiretto sul cervello.
Nonostante queste riserve, i risultati sollevano interrogativi affascinanti sul legame tra esperienze di vita complesse, apprendimento continuo e salute del cervello nella mezza età e oltre.