La navetta Crew Dragon, dopo essersi agganciata con successo alla Stazione spaziale internazionale, ha portato a bordo due nuovi e sofisticati esperimenti scientifici interamente sostenuti dall’Agenzia spaziale italiana. Questi studi, che rappresentano un passo importante per le future missioni umane nello spazio profondo, sono stati denominati Iris e Drain Brain 2.0. Il primo si concentrerà sul monitoraggio costante delle radiazioni ionizzanti a cui gli astronauti sono esposti, mentre il secondo si dedicherà alla rilevazione non invasiva di parametri legati al funzionamento cardiovascolare.
Barbara Negri, alla guida dell’Ufficio Volo umano e sperimentazione dell’Agenzia spaziale italiana, ha spiegato che i dati ottenuti da questi due progetti saranno fondamentali per comprendere meglio l’ambiente radiativo che caratterizza lo spazio e per studiare in dettaglio come il sistema cardiovascolare umano si adatti a condizioni estreme come la microgravità. Secondo Negri, proprio le radiazioni cosmiche, insieme alla durata dei viaggi e alla pericolosità delle missioni di lungo corso, rappresentano oggi le sfide più complesse per i voli umani verso Marte e verso la Luna.
Il progetto Iris nasce dalla collaborazione fra l’Istituto nazionale di fisica nucleare – Ttlab e l’Università di Bologna. L’obiettivo è misurare, in tempo reale, la quantità di radiazioni ionizzanti che ogni astronauta riceve durante le proprie attività quotidiane nello spazio. Questa ricerca si avvale di dosimetri personali di nuova generazione, realizzati con materiali tecnologicamente avanzati. I sensori indossati trasmetteranno in tempo reale le informazioni raccolte alla centrale operativa, garantendo la possibilità di un intervento immediato in caso di sovraesposizione. Un allarme automatico si attiverà infatti se i livelli di radiazioni dovessero superare le soglie di sicurezza stabilite.
Il secondo esperimento, denominato Drain Brain 2.0, è stato realizzato in sinergia con l’Università di Ferrara. Questo dispositivo innovativo permetterà di monitorare, senza alcuna procedura invasiva, parametri fondamentali per la salute cardiovascolare. Gli astronauti saranno dotati di uno strumento capace di rilevare i segnali di flusso sanguigno nella vena giugulare e nell’arteria carotide, i due principali vasi sanguigni che rappresentano l’asse di comunicazione tra cuore e cervello. I dati raccolti offriranno indicazioni preziose sull’adattamento dell’organismo umano alla microgravità, ma potranno anche trovare applicazione nella medicina terrestre, in particolare nella gestione a distanza di pazienti affetti da scompenso cardiaco.
Questi due esperimenti, oltre a confermare l’eccellenza della ricerca italiana nel campo aerospaziale, rappresentano un tassello importante per garantire la sicurezza e la salute degli equipaggi impegnati in missioni sempre più ambiziose nello spazio.