Un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Blood ha messo in evidenza un possibile legame sorprendente tra le donazioni di sangue frequenti e una diminuzione del rischio di sviluppare tumori ematologici. Secondo quanto scoperto dai ricercatori del Francis Crick Institute e del DKFZ, il beneficio sarebbe osservabile soprattutto tra coloro che hanno donato sangue numerose volte nell’arco della loro vita.
La ricerca sui donatori abituali
L’indagine ha preso in esame 217 volontari maschi, suddividendoli in due gruppi distinti. Il primo gruppo era composto da persone che avevano effettuato più di cento donazioni di sangue; il secondo, invece, includeva uomini che avevano donato sangue meno di cinque volte. Inizialmente, i ricercatori intendevano capire se la donazione prolungata potesse influenzare negativamente la composizione cellulare del sangue. Tuttavia, i dati raccolti hanno rivelato un inaspettato effetto protettivo.
Differenze genetiche sorprendenti
I risultati hanno mostrato che entrambi i gruppi presentavano cellule ematiche con alterazioni nel gene DNMT3A, già noto per la sua associazione con la leucemia. Tuttavia, tra i donatori regolari, queste mutazioni non interessavano le aree genetiche collegate alla fase preleucemica. Questa differenza ha spinto il team a verificare se tali variazioni genetiche potessero rappresentare una forma di protezione naturale contro i tumori del sangue.
Esperimenti in laboratorio e su animali
Nel laboratorio del Francis Crick Institute, i ricercatori hanno modificato il gene DNMT3A in cellule staminali umane, creando due varianti: una legata alle mutazioni preleucemiche e l’altra con mutazioni analoghe a quelle riscontrate nei donatori abituali. Le cellule sono state poi coltivate in due ambienti differenti. Nel primo ambiente era presente eritropoietina (EPO), un ormone che stimola la formazione di globuli rossi e che si innalza naturalmente dopo ogni donazione. Nel secondo ambiente erano presenti sostanze chimiche infiammatorie, simili a quelle generate da un’infezione.
Le cellule provenienti dai donatori frequenti si sono sviluppate senza difficoltà nell’ambiente arricchito di EPO, ma si sono dimostrate deboli in condizioni infiammatorie. Al contrario, le cellule con mutazioni preleucemiche si sono comportate esattamente in modo opposto. Successivamente, i ricercatori hanno trasferito queste cellule geneticamente modificate in topi da laboratorio, simulando lo stress della donazione attraverso prelievi di sangue e somministrazioni di EPO. I topi portatori delle mutazioni tipiche dei donatori regolari non hanno mostrato segni di trasformazione cancerosa, mentre quelli con mutazioni preleucemiche hanno sviluppato un aumento significativo dei globuli bianchi.
Il commento degli scienziati
Secondo quanto dichiarato da Dominique Bonnet, scienziato del Crick Institute e autore dello studio, i risultati mostrano come l’ambiente esterno e l’invecchiamento influenzino profondamente l’attività dei geni. “Le attività che impongono uno stress leggero sulla produzione delle cellule del sangue favoriscono un ricambio sano delle cellule staminali. Questo processo sembra incentivare mutazioni vantaggiose per la crescita cellulare, piuttosto che dannose,” ha spiegato Bonnet in un comunicato.
Rassicurazioni per chi dona sangue spesso
L’indagine scientifica rappresenta anche un importante messaggio di tranquillità per i donatori di sangue abituali. Non solo non sono stati riscontrati rischi aggiuntivi per la loro salute, ma i risultati suggeriscono che tali persone potrebbero addirittura avere un rischio ridotto di sviluppare leucemie e altre forme di tumori ematologici. Andreas Trumpp, del DKFZ, ha confermato: “Per decenni, le osservazioni cliniche hanno mostrato la sicurezza della donazione di sangue. Oggi, possiamo supportarle con solide prove molecolari.”