Un recente studio condotto dai ricercatori dell’Università della British Columbia, in Canada, ha rivelato un fenomeno preoccupante legato alla piattaforma TikTok. Ogni mese, circa 1,8 miliardi di utenti si collegano all’app, dedicando in media 95 minuti al giorno a contenuti di vario tipo. Tuttavia, quando si parla di salute mentale, e in particolare di ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività), la qualità delle informazioni condivise risulta spesso scarsa e fuorviante.
Analizzando i 100 video più popolari su TikTok contrassegnati dall’hashtag ADHD, i ricercatori hanno riscontrato che meno della metà rispettava i criteri ufficiali di diagnosi utilizzati dai professionisti. Questi contenuti, che nel complesso hanno superato 500 milioni di visualizzazioni, risultavano perlopiù basati su racconti personali e opinioni soggettive, privi delle sfumature necessarie a comprendere come i sintomi possano manifestarsi in modo diverso da persona a persona.
La psicologa clinica Vasileia Karasavva, dell’UBC, ha spiegato che se da un lato TikTok può rappresentare un potente strumento per combattere i pregiudizi e sensibilizzare, dall’altro il rischio di diffondere messaggi errati è altissimo. Gli aneddoti, se non accompagnati da contesto, finiscono per creare false credenze sul disturbo da deficit di attenzione e iperattività e, più in generale, sulla salute psicologica.
Durante lo studio, i ricercatori hanno selezionato i cinque video più precisi e i cinque più inaccurati tra i 100 analizzati. Questi contenuti sono stati poi mostrati a 843 studenti universitari iscritti a un corso introduttivo di psicologia. Gli studenti hanno espresso il loro giudizio in base alla percezione del valore educativo dei video. I contenuti considerati più accurati dagli esperti hanno ricevuto un punteggio medio di 3,6 ma, sorprendentemente, gli studenti li hanno valutati solo con un 2,8. I video meno attendibili, invece, hanno ottenuto un punteggio medio di 1,1 dagli psicologi, ma hanno raggiunto un 2,3 tra gli studenti.
Questi dati evidenziano un divario significativo tra la valutazione dei contenuti da parte degli esperti e la percezione dei giovani fruitori. Un tale scollamento rischia di alterare la comprensione pubblica del disturbo da deficit di attenzione e iperattività, influenzando indirettamente anche le diagnosi e i trattamenti. Gli autori dello studio hanno sottolineato come la discrepanza tra professionisti della salute mentale e giovani adulti sia un problema che necessita di un intervento urgente per migliorare l’accesso alle cure e potenziare il supporto disponibile per chi soffre di ADHD.
Inoltre, è emerso che gli studenti più esposti ai contenuti sull’ADHD tendevano a condividerli più frequentemente e sviluppavano la convinzione che il disturbo fosse più comune di quanto non sia realmente. Secondo i ricercatori, i creatori di contenuti su TikTok sono incentivati a generare visualizzazioni, piuttosto che a diffondere informazioni verificate e corrette. Per questo motivo, auspicano una maggiore presenza di professionisti della salute sulla piattaforma, in modo da offrire contenuti affidabili e completi.
Il professore di psicologia Amori Mikami, anch’egli dell’UBC, ha osservato che molti giovani adulti cercano risposte su TikTok perché trovano ostacoli nell’accesso a cure professionali o hanno vissuto esperienze negative con operatori del settore. La ricerca completa è stata pubblicata sulla rivista PLOS One.