Uno studio recente condotto presso l’Università di Tsukuba, in Giappone, ha rivelato una connessione interessante tra alimentazione e qualità del sonno. Analizzando i comportamenti alimentari e il riposo notturno di 4.825 individui, attraverso applicazioni mobili dedicate al monitoraggio di dieta e sonno, i ricercatori hanno scoperto che un maggiore apporto di proteine e fibre alimentari è correlato a un sonno più prolungato e sereno.
Gli esperti hanno incrociato i dati, tenendo conto di età, sesso e indice di massa corporea, ed evidenziato che l’assunzione elevata di grassi, sodio e energia totale si traduce in una durata del sonno più breve. Al contrario, chi consuma più proteine e fibre tende a dormire più a lungo e meglio.
In particolare, le persone con una dieta più ricca di fibre non solo si addormentano in tempi più rapidi, ma si svegliano anche meno frequentemente nel corso della notte. Questo legame tra fibre e qualità del riposo è stato confermato anche da studi precedenti, ma la nuova ricerca ne rafforza l’evidenza scientifica.
I risultati, pubblicati sul Journal of Medical Internet Research, mostrano come chi introduce più proteine nella propria alimentazione riesca a dormire in media circa 15 minuti in più ogni notte. Sebbene la differenza possa sembrare modesta, l’effetto accumulato nel corso di settimane o mesi può avere un impatto significativo sul benessere generale.
Secondo gli studiosi, alla base di questi effetti vi sarebbero complessi meccanismi biologici. Un aumento nell’assunzione di proteine favorisce la produzione di melatonina e serotonina, sostanze chimiche cerebrali responsabili della regolazione dei ritmi circadiani. Inoltre, il consumo di fibre contribuisce a mantenere in equilibrio il microbiota intestinale, la cui salute è strettamente connessa alla qualità del sonno.
I ricercatori sottolineano anche che alterazioni del microbiota possono influenzare non solo il riposo notturno, ma anche la capacità dell’organismo di assorbire i nutrienti. Tuttavia, occorre precisare che questo studio si basa su dati auto-riferiti e non consente di stabilire un rapporto diretto di causa-effetto. Diversi fattori, come i tempi dei pasti, le abitudini di attività fisica e la routine quotidiana, potrebbero incidere sui risultati osservati.
Infine, gli studiosi osservano che chi utilizza applicazioni per il monitoraggio del sonno e dell’alimentazione è probabilmente più attento alla propria salute rispetto alla media della popolazione. Per questo motivo, i risultati dovranno essere verificati in studi futuri su campioni più ampi e diversificati.
Il legame tra cibo e riposo notturno resta comunque chiaro: un’alimentazione sana e bilanciata, povera di cibi trasformati e zuccheri aggiunti, si conferma alleata fondamentale di un sonno ristoratore e di una migliore qualità della vita.