Nel nuovo documentario “Bambini del cielo”, il regista David S. Brody porta sullo schermo un interrogativo che sembra fantascienza ma che si avvicina sempre più alla realtà: possiamo davvero crescere bambini nello spazio? L’opera affronta un viaggio intellettuale attraverso questioni etiche, mediche, sociali e legali, esplorando la possibilità di una comunità autosufficiente lontano dalla Terra.
Mentre si progettano colonie su Marte, basi permanenti sulla Luna e stazioni orbitanti con migliaia di persone, la domanda cruciale è: un insediamento può definirsi comunità senza nuove generazioni? La risposta implica un confronto con le sfide più profonde.
Nel film di 28 minuti, sei autorevoli esperti, tra cui l’astrofisica ed eticista Erika Nesvold della JustSpace Alliance, l’epidemiologa Carmen Messerlian della Harvard T. H. Chan School of Public Health, e l’avvocato aerospaziale Laura Montgomery, portano il pubblico a riflettere sulle conseguenze biologiche della gravidanza in microgravità, sull’esposizione alle radiazioni cosmiche e sugli effetti di una vita senza gravità.
Il regista si interroga pubblicamente anche sul proprio utilizzo di immagini generate da intelligenza artificiale, spiegando le difficoltà etiche, energetiche e tecniche dietro la scelta. La creazione di immagini speculative per il documentario ha richiesto compromessi, mostrando scene futuristiche senza rappresentare eventi reali.
Uno dei temi centrali è la possibile trasformazione della specie umana. I bambini nati nello spazio saranno ancora Homo sapiens, o potrebbero evolversi in una nuova specie, Homo spacialis? La domanda si allarga al transumanesimo, la possibilità di modificare geneticamente i neonati per renderli più resistenti alle condizioni spaziali estreme. Le modifiche genetiche potrebbero riguardare resistenza alle radiazioni, densità ossea, capacità di sopravvivere a gravità differenti o addirittura ibernazione per i lunghi viaggi interplanetari.
SpaceX, Blue Origin, Rocket Lab e altre compagnie stanno accelerando i tempi, e i viaggi orbitali potrebbero diventare routine entro pochi decenni. Il documentario ipotizza che bambini e2627 famiglie possano presto trovarsi a viaggiare nello spazio come oggi avviene sugli aerei. Ma i rischi per i più piccoli sono enormi.
La gravità lunare o marziana potrebbe compromettere lo sviluppo motorio e cognitivo dei bambini. La radiazione cosmica potrebbe colpire il DNA in modo irreversibile. Gli esperti pongono il dubbio: è etico far nascere un bambino su un pianeta o satellite dal quale non potrà mai tornare? Potrebbero esserci restrizioni legali, come la necessità di un passaporto spaziale per rientrare sulla Terra.
Il documentario sottolinea la resilienza naturale dei bambini, ma si chiede: è sufficiente? La possibilità di potenziamenti genetici e augmentazioni tecnologiche diventa inevitabilmente un tema centrale. L’idea di future generazioni di esseri umani capaci di adattarsi a ogni ambiente solare sembra sempre meno fantascienza e sempre più progettazione scientifica.
27Il primo episodio di questa serie si chiude con una prospettiva chiara: i bambini del futuro potrebbero non essere solo gli eredi della Terra, ma i pionieri di Marte, Cerere, delle lune di Giove, di Titano e perfino della cintura di Kuiper. Con il progresso delle biotecnologie e delle interfacce neurali cervello-computer, il concetto di essere umano potrebbe cambiare per sempre.