Un’intensa esplosione solare ha illuminato il Sole nella giornata di venerdì 28 marzo, raggiungendo il suo massimo alle ore 17:21 italiane. Il fenomeno, classificato come brillamento di classe X1.1, è stato documentato dal Solar Dynamics Observatory della NASA, che ha immortalato l’evento con una spettacolare immagine nella banda dell’ultravioletto estremo, evidenziando il materiale surriscaldato in tonalità rosse accese.
Il lampo visibile nella parte sinistra del disco solare corrisponde a una delle manifestazioni più energetiche e violente dell’attività solare. I brillamenti di classe X rappresentano le esplosioni più potenti, e il numero decimale associato indica la magnitudo dell’evento. In questo caso, il valore 1.1 segnala un’intensità significativa, con potenziali ripercussioni sui sistemi tecnologici terrestri.
Eventi di questa portata possono generare disturbi nelle comunicazioni radio a onde corte, interferire con le reti elettriche, alterare la navigazione satellitare e mettere a rischio tanto le navicelle in orbita quanto gli astronauti nello spazio.
La NASA, in collaborazione con altre agenzie internazionali, monitora costantemente il comportamento del Sole per comprendere e prevedere fenomeni simili. Lo fa attraverso una rete di satelliti dedicati allo studio dell’atmosfera solare, delle eruzioni coronali, dei campi magnetici e delle particelle ad alta energia che possono interagire con il campo magnetico terrestre.
Per chi desidera approfondire le possibili conseguenze sulla Terra di questo tipo di eventi, il Centro di Previsioni del Tempo Spaziale della NOAA fornisce aggiornamenti in tempo reale sul sito ufficiale spaceweather.gov.