TEMPE, Arizona – Un recente esperimento condotto dalla ricercatrice di benessere animale Holly Molinaro, presso l’Arizona State University, ha evidenziato come il contesto ambientale influenzi profondamente la percezione umana delle emozioni dei cani. Lo studio ha coinvolto oltre 900 partecipanti e un solo protagonista a quattro zampe: Oliver, un cane anziano incrocio tra pointer e beagle.
Il progetto ha preso il via con la registrazione di numerose interazioni quotidiane tra Oliver e il padre della ricercatrice. Le situazioni andavano da momenti positivi, come il gioco o le coccole, a frangenti più negativi, come un rimprovero o la presenza di un gatto. Una parte di questi filmati è stata modificata: tutto il contesto visivo è stato rimosso e il cane è stato presentato su uno sfondo nero neutro.
I video sono poi stati mostrati a 400 studenti universitari, ai quali è stato chiesto di valutare lo stato emotivo del cane. Il risultato è stato sorprendente: senza contesto, la maggior parte dei partecipanti non riusciva a capire se Oliver fosse felice o triste. Solo osservando le clip non modificate, dove era visibile l’ambiente circostante, i giudizi risultavano più coerenti con la situazione reale.
In una seconda fase dell’esperimento, altri 513 individui hanno visionato filmati in cui la stessa reazione del cane veniva inserita sia in ambienti positivi che negativi. In un esempio chiave, una scena in cui Oliver reagiva con tensione a un aspirapolvere è stata modificata per far sembrare che stesse reagendo a un giocattolo. Nonostante la medesima espressione e postura del cane, la percezione degli osservatori cambiava in base al contesto visivo, con le situazioni negative che portavano a giudicare il cane come triste, e quelle positive come felice.
Secondo Molinaro, questi risultati mostrano quanto gli esseri umani tendano ad affidarsi più all’ambiente che ai segnali corporei degli animali quando tentano di interpretarne le emozioni.
La studiosa ungherese Zsófia Virányi, dell’Università di Medicina Veterinaria di Vienna, ha commentato lo studio sottolineando che è difficile trarre conclusioni universali da un esperimento basato su un solo cane. Ha inoltre fatto notare che razze con orecchie cadenti, come Oliver, sono generalmente più difficili da “leggere”, rispetto a quelle con orecchie dritte e mobili, che esprimono meglio stati emotivi.
Ciononostante, lo studio lancia un messaggio chiaro: chi vive con un cane dovrebbe prestare attenzione non solo al contesto, ma soprattutto ai segnali corporei come posizione della coda, postura, movimenti delle orecchie e espressioni facciali. Affidarsi solo all’ambiente circostante può portare a gravi fraintendimenti del comportamento canino.