Un misterioso focolaio nella Repubblica Democratica del Congo ha inizialmente fatto temere il peggio. Tre bambini, dopo aver mangiato un pipistrello, sono morti nel giro di quarantotto ore dall’insorgenza dei sintomi, che comprendevano diarrea, vomito e gravi emorragie interne. In meno di tre settimane dal primo decesso, si sono registrati cinquantatré morti e più di quattrocento persone colpite dagli stessi sintomi. La preoccupazione si è diffusa rapidamente tra la popolazione. Gli esperti, all’inizio, hanno sospettato una nuova crisi simile all’Ebola, un virus trasmesso dagli animali che, in passato, ha provocato numerose vittime nel continente africano.
Tuttavia, in una conferenza stampa recente, un rappresentante dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha fornito un aggiornamento più rassicurante. Nelle aree maggiormente coinvolte, come spiegato da Steve Ahuka, virologo presso l’Istituto nazionale di ricerca biomedica di Kinshasa, molte persone utilizzavano la stessa sorgente d’acqua. Secondo il virologo congolese, la contaminazione idrica potrebbe spiegare la rapida trasmissione della malattia. Ahuka ha confermato di essere al lavoro sull’analisi di campioni biologici prelevati nei villaggi colpiti.
Ricerche approfondite sulla malattia infettiva
Prima di individuare una possibile causa ambientale, gli scienziati hanno escluso, attraverso test di laboratorio, la presenza di virus letali come Ebola e Marburg. Entrambi risultavano improbabili, poiché normalmente provocano la morte in un periodo più lungo. Inoltre, il rapporto pubblicato dall’OMS ha rivelato che circa il 50% dei pazienti sottoposti a esami risultava positivo alla malaria, una malattia endemica nella regione e responsabile di decine di decessi in altre zone della Repubblica Democratica del Congo nel corso del 2024.
Nonostante le prime supposizioni facessero pensare a un salto di specie dal pipistrello all’uomo, questo scenario appare meno plausibile. L’OMS, già nel 2022, aveva sottolineato come i focolai zoonotici in Africa fossero aumentati di oltre il 60% nell’arco di dieci anni, in conseguenza della pratica diffusa di consumare animali selvatici. Tuttavia, le analisi più recenti sembrano confermare che, in questo caso specifico, la contaminazione potrebbe essere legata a una scarsa qualità dell’acqua potabile e a condizioni igieniche precarie nei villaggi colpiti.
Origini complesse e sintomi eterogenei
Dal mese di gennaio 2025, gli studiosi hanno identificato diversi focolai di malattie non ancora identificate in due diverse “zone sanitarie” della provincia dell’Equateur, nel nord-ovest della Repubblica Democratica del Congo. Secondo l’ultimo bollettino dell’OMS, questi cluster hanno colpito ben 1.096 persone di tutte le età, provocando 60 decessi. I sintomi osservati nei pazienti sono molto vari: febbre alta, dolori muscolari diffusi, mal di testa persistente, brividi, sudorazione intensa, congestione nasale o sanguinamento dal naso, tosse, nausea, vomito e forti episodi di diarrea.
La molteplicità delle manifestazioni cliniche fa ipotizzare che più agenti patogeni siano in circolazione contemporaneamente. È plausibile che molte vittime siano state colpite da una combinazione di infezioni, aggravate da condizioni sanitarie fragili. In diverse zone del paese, nel corso dell’anno passato, alcune persone hanno perso la vita a causa di infezioni polmonari complicate dalla malaria.
L’ipotesi iniziale che un pipistrello infetto avesse originato questa catena di eventi si sta allontanando, lasciando spazio a uno scenario forse meno spettacolare, ma non meno drammatico: una contaminazione sistemica dell’acqua, unita a patologie già diffuse nella popolazione, sta mettendo a dura prova la resistenza delle comunità locali. La situazione nella provincia dell’Equateur, così come in altre aree della Repubblica Democratica del Congo, rimane sotto costante osservazione da parte degli esperti dell’OMS e delle autorità sanitarie locali.