Il morbillo avanza negli Stati Uniti: 483 contagi confermati nel 2025
Negli Stati Uniti, da Gennaio a fine Marzo 2025, si è registrata la più estesa diffusione di morbillo dall’anno 2019, con 483 casi confermati secondo i dati aggiornati al 27 Marzo dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC). La situazione si è aggravata al punto che cinque stati americani – Texas, Oklahoma, New Mexico, Kansas e Ohio – hanno ufficialmente dichiarato lo stato di epidemia, ovvero almeno tre infezioni correlate tra loro.
Il focolaio più rilevante si concentra in Texas, dove si contano 400 persone contagiate, seguito dal New Mexico con 44 casi. L’Oklahoma ne ha registrati 7, mentre Kansas e Ohio hanno notificato rispettivamente 23 e 10 infezioni confermate. Il numero reale potrebbe crescere ulteriormente, poiché il CDC sta monitorando possibili nuovi casi ancora in fase di verifica.
Diciannove stati colpiti: l’infezione non è più isolata
In tutto, sono 19 gli stati americani in cui si è verificato almeno un episodio di contagio da morbillo nel 2025. Tra questi figurano Alaska, California, Florida, Georgia, Kentucky, Maryland, Michigan, Minnesota, New Jersey, New York, Pennsylvania, Rhode Island, Tennessee, Vermont e Washington. Tuttavia, in 14 di questi stati, i casi sono rimasti limitati e isolati, senza ulteriori trasmissioni comunitarie.
Il primo focolaio a Houston, poi la rapida espansione in zone rurali
L’epidemia è partita dal Texas, dove, il 23 Gennaio, il Dipartimento dei servizi sanitari ha segnalato due adulti non vaccinati a Houston, da poco rientrati da un viaggio all’estero. Pochi giorni dopo, ulteriori infezioni sono emerse nella contea di Gaines, situata nel Texas occidentale, dove oltre 270 persone sono state contagiate. In quest’area, il tasso di vaccinazione infantile è estremamente basso, soprattutto tra i bambini in età prescolare e quelli educati a casa.
Dal Texas al New Mexico, fino all’Oklahoma e al Kansas
Il virus si è diffuso in breve tempo anche in New Mexico, con il primo caso confermato l’11 Febbraio, e in Oklahoma, dove le prime due infezioni sono state registrate l’11 Marzo. Il Kansas ha segnalato il suo primo focolaio il 13 Marzo, ritenuto collegato ai precedenti focolai del Texas e del New Mexico. L’Ohio, invece, ha sviluppato un focolaio indipendente: il primo caso è stato annunciato il 20 Marzo, e tutti gli altri nove episodi confermati sono collegati a quell’infezione iniziale.
Bambini e adolescenti i più colpiti: il 75% ha meno di 19 anni
Il 97% delle infezioni è stato registrato in persone non vaccinate o con stato vaccinale sconosciuto. Solo il 2% dei contagiati aveva ricevuto due dosi del vaccino MMR (morbillo, parotite, rosolia), che garantisce una protezione pari al 97%. I bambini e gli adolescenti rappresentano il gruppo più vulnerabile: tre quarti dei casi riguarda infatti soggetti con meno di 19 anni. Nei casi più gravi, i bambini possono sviluppare polmonite, encefalite o riportare danni neurologici permanenti.
Un decesso in Texas e una possibile seconda morte in New Mexico
Il 26 Febbraio, un bambino non vaccinato è morto in Texas, diventando la prima vittima di morbillo negli Stati Uniti negli ultimi dieci anni. Le autorità sanitarie stanno inoltre indagando su una seconda morte sospetta in New Mexico.
Vaccinazione in calo: rischio per 280.000 bambini
Negli anni precedenti alla pandemia, oltre il 95% dei bambini americani in età da asilo era vaccinato. Attualmente, il tasso è sceso sotto il 93%. Questo calo ha lasciato circa 280.000 bambini esposti al rischio di infezione. Il morbillo, essendo altamente contagioso, può infettare tra 12 e 18 persone per ogni individuo malato se non vi è una sufficiente copertura vaccinale.
La risposta ufficiale e la posizione delle autorità
Il Dipartimento della Salute dell’Ohio, tramite il direttore Bruce Vanderhoff, ha ribadito l’urgenza di essere completamente vaccinati per prevenire la diffusione della malattia. Tuttavia, il Segretario alla salute degli Stati Uniti, Robert F. Kennedy Jr., ha preferito mantenere una posizione più neutra, sottolineando il carattere personale della scelta vaccinale, pur riconoscendo il ruolo della vaccinazione di massa nel garantire protezione collettiva.