James Harrison, conosciuto in tutto il mondo come “l’uomo dal braccio d’oro”, si è spento nel sonno lunedì 17 febbraio in una casa di riposo nel New South Wales, in Australia, all’età di 88 anni.
La sua storia straordinaria ebbe inizio all’età di 14 anni, quando fu sottoposto a un delicato intervento al torace, un’operazione che richiese ben 13 litri di sangue per mantenerlo in vita. Durante i tre mesi di convalescenza, James prese una decisione che avrebbe cambiato il destino di milioni di persone: appena fosse stato possibile, avrebbe iniziato a donare il proprio sangue per restituire il favore ricevuto.
Nel 1954, a 18 anni, cominciò a donare regolarmente, nonostante la sua avversione per gli aghi. Ben presto, i medici scoprirono che il suo sangue conteneva un raro anticorpo, un elemento chiave per contrastare una delle principali cause di mortalità infantile dell’epoca: la Malattia Emolitica del Neonato (HDN).
Un sangue unico che ha salvato milioni di vite
“Ogni donazione di sangue è preziosa, ma il sangue di James era davvero straordinario“, ha dichiarato Jemma Falkenmire del Servizio Donatori di Sangue della Croce Rossa Australiana. Il suo plasma, infatti, veniva impiegato per produrre un farmaco salvavita, destinato alle donne in gravidanza il cui sangue rischiava di attaccare quello del bambino che portavano in grembo.
Il problema nasce dalla differenza nel fattore Rh: se una madre con sangue Rh negativo concepisce un bambino con sangue Rh positivo, il suo sistema immunitario può attaccare le cellule del feto, provocando gravi complicazioni, danni cerebrali e, nei casi più estremi, la morte del bambino.
Negli anni ‘50, gli scienziati scoprirono la causa dell’HDN, mentre nel decennio successivo svilupparono un trattamento basato proprio sugli anticorpi presenti nel sangue di Harrison. Il suo contributo fu fondamentale: “Solo pochissime persone possiedono questi anticorpi in quantità così elevate”, spiegò Falkenmire. “Il suo corpo ne produceva molti e, più donava, più il suo organismo ne generava”.
Una vita dedicata alla donazione
Quando Harrison scoprì che il suo sangue poteva salvare la vita di migliaia di bambini, prese un impegno che mantenne per oltre 60 anni. Donò il plasma ogni due settimane, senza mai saltare un appuntamento, fino all’età di 81 anni, raggiungendo il record di 1.173 donazioni.
Grazie a lui, si stima che siano stati salvati 2,4 milioni di neonati in Australia. La sua dedizione era così profonda che, anche dopo la morte della moglie Barbara, continuò a donare, convinto che il suo gesto potesse fare la differenza.
Dopo la sua scomparsa, sua figlia Tracey Mellowship ha ricordato il padre con parole toccanti: “Era orgoglioso di aver salvato così tante vite, senza alcun costo o dolore. Diceva sempre che donare non fa male, e che la prossima vita salvata potrebbe essere la tua“.
Un’eredità impossibile da dimenticare
Il Direttore Generale di Lifeblood, Stephen Cornelissen AM, ha reso omaggio a James Harrison definendolo un uomo dal cuore immenso:
“Ha donato il proprio sangue 1.173 volte, aiutando milioni di bambini che non avrebbe mai conosciuto, senza aspettarsi nulla in cambio. Anche nei momenti più difficili, ha continuato a tendere il braccio per salvare vite umane. La sua eredità è incalcolabile e sperava che un giorno qualcuno in Australia avrebbe superato il suo record di donazioni“.
L’intera comunità australiana ha voluto esprimere gratitudine per l’incredibile contributo di Harrison, un uomo il cui gesto di altruismo ha lasciato un segno indelebile nella storia della medicina.