Un fossile risalente a 69 milioni di anni fa, rinvenuto in Antartide, offre nuove informazioni sull’evoluzione degli uccelli moderni. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, gli antenati di oche e anatre non erano poi così diversi dagli uccelli che conosciamo oggi. Un recente studio pubblicato su Nature analizza un esemplare di Vegavis iaai, un volatile vissuto nel tardo Cretaceo, confermandone l’appartenenza agli uccelli moderni. Questo ritrovamento potrebbe risolvere un dibattito che ha diviso la comunità scientifica per oltre due decenni.
Una scoperta che cambia tutto
La storia di Vegavis iaai è iniziata circa 20 anni fa, quando un team di paleontologi individuò i primi resti fossili di questa specie. Il reperto, risalente a un periodo compreso tra 68 e 66 milioni di anni fa, fu subito classificato come un uccello moderno. Tuttavia, la mancanza di uno scheletro completo, in particolare del cranio, ha reso difficile confermare questa ipotesi, dando vita a numerose controversie.
Il fossile più recente, scoperto nel 2011 nell’ambito del Progetto di Paleontologia della Penisola Antartica, cambia radicalmente la situazione. Si tratta di un cranio quasi integro, che offre dettagli inediti sulla morfologia della specie. Il becco, di forma moderna, e la struttura del cervello mostrano caratteristiche coerenti con quelle degli attuali uccelli acquatici, rafforzando l’idea che Vegavis iaai fosse davvero un rappresentante primitivo del gruppo che comprende anatre, oche e cigni.
Un volatile sorprendentemente familiare
Molti degli uccelli che popolavano il tardo Cretaceo presentavano caratteristiche insolite: alcune specie possedevano denti, altre sfoggiavano lunghe code ossee. Esemplari di questo tipo sono stati trovati in aree come il Madagascar e l’Argentina, rivelando un mondo aviario molto diverso da quello attuale. Tuttavia, in Antartide, la situazione sembrava essere differente.
Secondo Patrick O’Connor, paleontologo presso l’Università dell’Ohio e coautore dello studio, il sud del pianeta ospitava specie di uccelli più simili a quelle moderne. Questo suggerisce che l’Antartide abbia avuto un ruolo cruciale nell’evoluzione degli uccelli acquatici contemporanei.
Durante il tardo Cretaceo, il continente antartico non era la landa ghiacciata che conosciamo oggi, ma un ambiente dal clima temperato, ricco di vegetazione e attraversato da corsi d’acqua. Questo ecosistema potrebbe aver favorito lo sviluppo di adattamenti tipici degli uccelli acquatici moderni, come il becco specializzato e una struttura corporea ottimizzata per il nuoto e la pesca.
Come viveva Vegavis iaai?
L’analisi del fossile ha permesso di ricostruire il comportamento di Vegavis iaai. Questo uccello si muoveva agilmente nell’acqua grazie a zampe potenti, che lo aiutavano a immergersi e a spingersi alla ricerca di prede. La struttura del suo becco e delle mascelle suggerisce che si nutrisse principalmente di pesci, adottando una strategia alimentare simile a quella degli svassi, piuttosto che alle anatre moderne.
Questa scoperta rappresenta un importante passo avanti nella comprensione dell’evoluzione degli uccelli. Il fatto che un rappresentante degli Anseriformi esistesse già nel tardo Cretaceo rafforza l’idea che gli uccelli moderni abbiano origini più antiche di quanto ipotizzato in passato. Inoltre, sottolinea il ruolo chiave dell’Antartide come crocevia dell’evoluzione aviaria.
Con questo nuovo tassello, la storia degli uccelli primitivi diventa ancora più affascinante, rivelando un mondo in cui le specie antiche non erano poi così lontane da quelle che oggi popolano i nostri cieli e le nostre acque.