L’amministrazione di Donald Trump, nei suoi primi 30 giorni, ha avuto un impatto significativo sulla comunità scientifica statunitense. Secondo la rivista Nature, il presidente ha avviato un’ondata di tagli ai finanziamenti federali destinati alla ricerca, accompagnata da una serie di licenziamenti all’interno delle agenzie scientifiche governative. Le misure adottate sembrano essere parte di un piano più ampio per ridurre la spesa pubblica, con il rischio di compromettere profondamente il settore della ricerca negli Stati Uniti per i prossimi decenni.
Un’inizio segnato da ordini esecutivi
Appena insediato il 20 gennaio, Trump ha firmato numerosi ordini esecutivi, alcuni dei quali attesi, come l’uscita dagli Accordi di Parigi sul clima e il ritiro dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Tuttavia, altre decisioni hanno colto di sorpresa la comunità scientifica, come il divieto di promuovere la cosiddetta “ideologia di genere” e lo stop a tutte le iniziative per la diversità, l’equità e l’inclusione.
Il risultato è stato un vero e proprio caos: agenzie federali e istituti di ricerca si sono affrettati a rimuovere dai propri siti web e documenti ufficiali ogni riferimento a questi temi. Il caso più emblematico ha riguardato l’Osservatorio astronomico Vera Rubin, che ha modificato la biografia dell’astronoma a cui è intitolato, minimizzando il suo impegno nella lotta contro le discriminazioni di genere. Anche la Nasa ha eliminato dai suoi documenti ufficiali ogni riferimento all’inclusione e cancellato articoli che valorizzavano il contributo dei ricercatori appartenenti a gruppi sottorappresentati.
Stop ai finanziamenti e incertezza nei laboratori
Il 27 gennaio, con un altro ordine esecutivo, Trump ha imposto il congelamento di tutti i finanziamenti federali destinati alla ricerca, con l’obiettivo dichiarato di verificare che le risorse economiche fossero utilizzate in linea con le priorità della nuova amministrazione. Nonostante un giudice federale abbia temporaneamente bloccato il provvedimento, il clima di incertezza ha già messo in difficoltà università, laboratori e istituti di ricerca in tutto il Paese.
La decisione ha gettato nel panico la comunità accademica, in particolare i ricercatori all’inizio della loro carriera, che dipendono fortemente dai fondi pubblici. Molti progetti sono stati sospesi, e alcuni potrebbero essere definitivamente cancellati se le restrizioni ai finanziamenti dovessero essere confermate.
Licenziamenti di massa e riorganizzazione delle agenzie scientifiche
Un’altra mossa drastica dell’amministrazione Trump è stata l’avvio di una massiccia riduzione della forza lavoro federale. Il Dipartimento per l’efficienza del governo, guidato da Elon Musk, ha supervisionato un piano che ha già portato 75mila dipendenti pubblici ad accettare un incentivo per lasciare il posto di lavoro.
L’Agenzia Usaid, responsabile della cooperazione internazionale, sta affrontando un’ondata di congedi forzati, che potrebbe coinvolgere fino a 2mila impiegati. Inoltre, i licenziamenti stanno colpendo duramente i ricercatori assunti negli ultimi due anni, compromettendo il futuro della nuova generazione di scienziati.
Il futuro della ricerca sotto l’amministrazione Trump
Secondo Nature, le misure adottate finora rappresentano solo l’inizio. Tra i prossimi provvedimenti potrebbero esserci nuovi tagli ai fondi per la ricerca sul clima, la privatizzazione dei servizi meteorologici e la fine degli investimenti nelle tecnologie green e nelle energie rinnovabili.
Il bilancio dei primi 30 giorni della presidenza Trump è dunque particolarmente negativo per la scienza, e le prospettive future preoccupano fortemente la comunità scientifica. Come affermato da Jennifer Zeitzer, esperta della Federazione delle società americane di biologia sperimentale, “Tutto è possibile”.