Una svolta nella ricerca genetica
Per la prima volta, topi con due padri sono riusciti a sopravvivere fino all’età adulta, segnando un risultato senza precedenti nella ricerca genetica. Tuttavia, i metodi impiegati per ottenere questo traguardo sono così estremi e complessi che risulterebbe impensabile applicarli agli esseri umani.
L’esperimento ha richiesto un’intensa manipolazione genetica, necessaria per superare le barriere biologiche che normalmente impediscono la riproduzione tra individui dello stesso sesso nei mammiferi. Sebbene la scienza abbia già dimostrato la possibilità di ottenere topi con due madri sin dal 2004, il processo per creare discendenti da due padri si è rivelato molto più arduo.
Le difficoltà nella creazione di topi con due padri
Mentre i topi con due madri erano stati generati con tecniche relativamente meno invasive e hanno mostrato un’aspettativa di vita addirittura superiore alla media, il percorso per ottenere topi con due padri si è rivelato un ostacolo ben più difficile da superare.
Nei mammiferi, la riproduzione sessuata richiede necessariamente un contributo genetico maschile e femminile, perché molti geni vengono attivati o disattivati in base alla loro origine parentale attraverso un meccanismo chiamato imprinting genomico. Questo significa che un embrione con due set di cromosomi maschili non può svilupparsi correttamente senza una pesante alterazione genetica.
Una tecnica avanzata ma non applicabile agli esseri umani
Per ottenere topi con due padri, gli scienziati hanno dovuto convertire cellule della pelle di un topo maschio in cellule staminali pluripotenti, cancellare selettivamente alcuni marchi epigenetici tipici delle cellule maschili e poi utilizzarle per creare ovociti artificiali. Solo dopo un complesso processo di manipolazione e fecondazione in vitro, alcuni embrioni sono riusciti a svilupparsi e nascere.
Nonostante il successo sperimentale, la tecnica è altamente inefficiente, e solo una minima parte degli embrioni è sopravvissuta. Inoltre, il processo richiede modifiche genetiche invasive che rendono impossibile l’applicazione sugli esseri umani, non solo per motivi etici ma anche per rischi imprevedibili sulla salute dell’eventuale neonato.
Un limite invalicabile per l’essere umano?
La scienza della riproduzione assistita continua a progredire, ma la possibilità che un giorno anche gli esseri umani possano riprodursi senza la necessità di un contributo femminile resta, almeno per ora, fuori dalla portata della biotecnologia. Sebbene la ricerca su questo fronte possa portare a nuove terapie per l’infertilità, le barriere biologiche ed etiche rendono l’applicazione sugli uomini un’ipotesi ancora lontana.