Negli ultimi anni, la terapia virtuale ha guadagnato popolarità come possibile sostituto della psicoterapia tradizionale. L’avvento della digitalizzazione e l’impatto della pandemia sulla salute mentale hanno accelerato l’adozione di trattamenti a distanza, rendendoli una realtà sempre più diffusa. Ma questa forma di assistenza può davvero sostituire gli incontri faccia a faccia con un terapeuta? Gli esperti concordano sul fatto che la terapia online offre vantaggi significativi, ma non è necessariamente la soluzione ideale per tutti.
L’efficacia della terapia virtuale: un’alternativa valida?
L’efficacia della psicoterapia è altamente soggettiva, e lo stesso vale per la terapia a distanza. Secondo Laura Murray, scienziata senior presso la Johns Hopkins University Bloomberg School of Public Health, la terapia virtuale è “non inferiore” alla terapia in presenza.
Uno studio del 2022, condotto durante un periodo di 16 mesi, ha monitorato le preferenze dei pazienti, rilevando che con il tempo l’esposizione ai trattamenti online ha aumentato la loro accettazione e il grado di soddisfazione. Inoltre, si è scoperto che per disturbi come ansia e depressione la terapia virtuale è quasi altrettanto efficace quanto quella tradizionale, soprattutto negli studenti universitari.
Dove la terapia digitale offre un vantaggio concreto è nell’accessibilità. Chi vive in aree rurali o ha difficoltà a spostarsi può accedere al supporto psicologico comodamente da casa. Questo aspetto è cruciale in un’epoca in cui la domanda di supporto psicologico è in crescita, ma molte persone non riescono a ottenere le cure di cui hanno bisogno per motivi logistici o economici.
I limiti della terapia online
Nonostante i benefici, la terapia virtuale presenta alcune criticità. Uno studio pubblicato nel 2022 sulla rivista Research in Psychotherapy: Psychopathology, Process and Outcome ha evidenziato che, nel contesto della terapia di gruppo, i pazienti hanno percepito cambiamenti nelle dinamiche interpersonali e un minore coinvolgimento emotivo.
Un altro problema evidenziato da Murray riguarda la difficoltà per i terapeuti di cogliere segnali non verbali fondamentali durante una sessione online. L’espressione corporea, il linguaggio del corpo e i piccoli cambiamenti nel tono di voce spesso sfuggono attraverso uno schermo, riducendo la capacità del terapeuta di interpretare il reale stato emotivo del paziente.
A questi aspetti si aggiungono preoccupazioni sulla sicurezza dei dati e sulla privacy. I pazienti condividono informazioni sensibili, e il rischio che queste possano essere compromesse è un problema concreto, come sottolineato da un articolo pubblicato su Nature. Inoltre, non tutti i piani assicurativi coprono la terapia digitale, rendendo il trattamento meno accessibile di quanto sembri.
Un’altra barriera riguarda la competenza tecnologica. Non tutti i pazienti, soprattutto gli anziani, hanno dimestichezza con le piattaforme digitali, e questo può rendere difficile o frustrante l’accesso ai trattamenti online.
Secondo Murray, la terapia virtuale rappresenta un’opzione importante, ma non dovrebbe diventare l’unico metodo disponibile. “Non voglio nemmeno che il pendolo si sposti così tanto da essere tutto ciò che dovremmo offrire”, afferma.
Il vero problema: la qualità della terapia
Più che la modalità – in presenza o online – il vero nodo della questione è la qualità del trattamento. Molti pazienti non hanno un obiettivo chiaro per la loro terapia e finiscono per prolungarla indefinitamente, con il rischio di non ottenere benefici concreti.
Murray sottolinea che, spesso, i trattamenti sono costosi e non sempre di qualità. Per essere veramente efficace, la terapia deve basarsi su metodi scientificamente validati, i cosiddetti trattamenti basati sull’evidenza.
Trattamenti basati sull’evidenza: il futuro della psicoterapia?
I trattamenti basati sull’evidenza sono metodi supportati da studi scientifici rigorosi, che combinano la ricerca più recente con l’esperienza clinica. La maggior parte di queste pratiche prevede terapie a breve termine, con una durata ben definita, per garantire un risultato efficace nel minor tempo possibile.
Tuttavia, formare i professionisti in questi protocolli è costoso e richiede tempo. Il settore della salute mentale sta cercando di superare questo ostacolo attraverso un nuovo approccio: i sistemi di cura transdiagnostici.
Questa metodologia consente ai terapeuti di trattare i problemi psicologici in modo più flessibile e personalizzato, senza dover classificare rigidamente i pazienti in categorie diagnostiche fisse. In altre parole, si punta a un approccio più olistico e adattabile alle esigenze di ciascun individuo.
Il futuro della telemedicina in psicoterapia
Nonostante le criticità, la terapia virtuale è destinata a rimanere e a evolversi. Il suo impatto è particolarmente evidente in contesti in cui la domanda di supporto psicologico supera l’offerta di professionisti qualificati.
Tuttavia, come sottolinea Murray, la telemedicina da sola non può risolvere i problemi strutturali della salute mentale. “La telemedicina è buona solo quanto il numero di persone che hai. Tutti dicono, ‘la telemedicina è la risposta.’ Non se non hai 20 fornitori extra che faranno effettivamente questo lavoro”, afferma.
Un aspetto fondamentale sarà l’integrazione tra terapia digitale e trattamenti tradizionali, creando un modello ibrido che permetta a ogni paziente di scegliere la soluzione più adatta alle proprie esigenze.
L’adozione di trattamenti basati sull’evidenza e il miglioramento della formazione dei terapeuti sono le vere sfide che il settore della salute mentale deve affrontare. Senza una qualità adeguata del servizio, la modalità del trattamento – virtuale o in presenza – diventa secondaria.
In definitiva, la terapia online non è né una soluzione universale né una minaccia alla terapia tradizionale. Piuttosto, rappresenta un’evoluzione della psicoterapia che può migliorare l’accesso alle cure, ma che richiede ancora un’attenzione particolare alla qualità e all’efficacia dei trattamenti offerti.