Nel cuore della Patagonia argentina, all’interno del Parco Nazionale di Monte León, è avvenuto un massacro che ha lasciato gli scienziati senza risposte certe. Nel corso di diverse stagioni di nidificazione, entro il 2007, una famiglia di puma ha sterminato migliaia di pinguini di Magellano, un comportamento insolito per questi felini, solitamente predatori di mammiferi.
Uno studio pubblicato nel Journal for Nature Conservation ha analizzato il fenomeno e ha individuato un insospettabile colpevole dietro questa strage: l’attività umana, che avrebbe modificato l’equilibrio ecologico della regione, portando a conseguenze impreviste.
L’aumento incontrollato della popolazione di pinguini
Circa un secolo fa, i pinguini di Magellano non erano così numerosi lungo la costa della Patagonia come nel 2007. Tuttavia, con l’arrivo degli allevatori di pecore, il delicato ecosistema della regione ha subito cambiamenti drastici. Per proteggere il bestiame, gli allevatori hanno eliminato gran parte dei predatori naturali terrestri, come volpi e altri carnivori, riducendo significativamente la pressione sui pinguini.
Contemporaneamente, la caccia intensiva alle balene e il commercio di pellicce hanno ridotto il numero di predatori marini, portando a un’esplosione della popolazione di uccelli marini. Secondo lo studio, i pinguini di Magellano hanno quindi potuto stabilire colonie in aree più accessibili, vicino alle fonti di cibo, senza più temere i predatori.
Di norma, le specie di uccelli marini scelgono di nidificare in zone impervie e difficili da raggiungere, come scogliere e isole remote, proprio per evitare attacchi. Tuttavia, senza più minacce significative, i pinguini hanno iniziato a nidificare anche in aree continentali, aumentando il rischio di predazione.
Un comportamento anomalo dei puma
I puma, noti per cacciare principalmente guanachi, cervi e piccoli mammiferi, non sono predatori abituali di pinguini. Eppure, nel Parco Nazionale di Monte León, questi felini hanno attaccato e ucciso migliaia di uccelli marini.
Attraverso la datazione al radiocarbonio e l’analisi dei documenti storici, i ricercatori hanno ipotizzato che la crescita esponenziale della popolazione di pinguini possa aver alterato il comportamento dei puma, offrendo loro una preda abbondante e facilmente accessibile.
Tuttavia, un dettaglio ha lasciato perplessi gli studiosi: molti pinguini sono stati trovati uccisi ma non consumati, suggerendo che i puma non li abbiano cacciati per fame. Questo comportamento potrebbe essere stato innescato da fattori diversi, come la predazione opportunistica, la competizione territoriale o un’anomalia nel comportamento predatorio dovuta alla mancanza delle loro prede tradizionali.
L’impatto umano e il dilemma della conservazione
Questa vicenda rappresenta un paradosso nella gestione della conservazione. L’intervento umano ha favorito la crescita della popolazione di pinguini di Magellano, eliminando i loro predatori naturali e permettendo un’espansione incontrollata delle colonie. Tuttavia, questa stessa espansione ha portato alla strage ad opera dei puma, creando un problema ecologico inaspettato.
Gli scienziati si trovano ora di fronte a un dilemma: è giusto proteggere una specie carismatica come il pinguino, anche se ciò avviene a scapito di altri predatori come i puma?
L’ecosistema della Patagonia è stato profondamente alterato dall’attività umana, e questo caso rappresenta un esempio lampante di come la manipolazione degli equilibri naturali possa avere conseguenze impreviste. Il futuro della convivenza tra puma e pinguini rimane incerto, mentre gli esperti continuano a studiare il fenomeno per capire se e come intervenire.