Livelli preoccupanti per il Lago Mead e il Lago Powell: l’allarme acqua si riaccende nel West americano
Nel cuore dell’area del sud-ovest degli Stati Uniti, il livello delle acque del Lago Mead e del Lago Powell torna a destare forti preoccupazioni, con nuovi minimi registrati a causa di una persistente siccità nevosa. Le modeste nevicate che hanno caratterizzato Dicembre 2024 e Gennaio 2025 non hanno garantito il necessario apporto idrico al Bacino del Colorado, alimentando il timore di una nuova stagione critica per le riserve idriche. Gli effetti di questa carenza rischiano di incidere pesantemente sulla disponibilità di acqua potabile per milioni di persone.
Perché la crisi idrica di Lago Mead e Lago Powell colpisce Nevada, California e Arizona
I bacini artificiali del Lago Mead e del Lago Powell rappresentano risorse idriche di primaria importanza per gli Stati di California, Nevada, Arizona e Nuovo Messico. Le acque di questi serbatoi sostengono città chiave come Las Vegas, oltre a numerose comunità rurali. La portata della crisi è testimoniata dai dati: nel 2022, il Lago Mead aveva raggiunto il livello storico più basso di 317,2 metri sul livello del mare, corrispondente a meno del 30% della capacità totale. Sebbene le abbondanti precipitazioni registrate durante l’inverno successivo abbiano leggermente migliorato la situazione, alla fine di Gennaio 2025 il livello del lago si attesta appena a 324,1 metri, ancora lontano dai 374,6 metri della piena capacità.
La portata economica della risorsa è altrettanto rilevante: l’Area Ricreativa Nazionale del Lago Mead ha generato nel 2023 entrate per 358 milioni di dollari, superando di 15 milioni il risultato dell’anno precedente, secondo il National Park Service.
Cosa significa siccità nevosa e perché mette a rischio il sistema idrico del Colorado
Gli esperti della American Meteorological Society definiscono la siccità nevosa come una prolungata carenza di manto nevoso dovuta a precipitazioni insufficienti o temperature insolitamente elevate. In particolare, il mese di Gennaio 2025 è stato segnato da condizioni di forte stabilità atmosferica sull’Oceano Pacifico nord-orientale, che hanno bloccato le perturbazioni, impedendo alla Sierra Nevada e alle Montagne Rocciose di ricevere la consueta neve invernale.
Il National Integrated Drought Information System (NIDIS) segnala che l’assenza di nevicate nelle regioni montuose potrebbe tradursi in un afflusso idrico ridotto durante lo scioglimento primaverile. La scarsità di neve rappresenta una minaccia concreta per l’intero sistema idrico del Fiume Colorado, da cui dipendono gli equilibri idrici dei principali bacini dell’area.
Manto nevoso: il serbatoio naturale delle Montagne Rocciose
La neve accumulata sui rilievi del Colorado e della Sierra Nevada costituisce un bacino naturale di riserva idrica essenziale per gli Stati occidentali degli USA. Durante l’inverno, la neve si deposita e forma strati che si compattano progressivamente; con il disgelo primaverile, questa riserva si trasforma in acqua corrente che alimenta i corsi d’acqua e riempie serbatoi come il Lago Mead e il Lago Powell.
La mancanza di manto nevoso compromette questo ciclo: senza un adeguato accumulo durante i mesi freddi, il flusso primaverile risulta insufficiente, aggravando la crisi dei livelli idrici nei serbatoi. Gli specialisti del NIDIS avvertono che i valori di equivalente d’acqua nevosa (SWE) nel Bacino del Basso Colorado, comprendente il Lago Mead, risultano tra i più bassi mai registrati.
La Niña e le proiezioni per i prossimi mesi: preoccupazione per il sud-ovest degli Stati Uniti
Gli studiosi climatologici del NIDIS prevedono che il fenomeno di La Niña proseguirà condizionando le condizioni meteorologiche del 2025. Le simulazioni indicano una primavera più umida nel nord-ovest del paese, mentre il sud-ovest – inclusi California meridionale, Nevada, Utah, Arizona e Nuovo Messico – potrebbe affrontare mesi particolarmente secchi.
Le temperature superiori alla media previste per Febbraio e Marzo 2025 rischiano di aggravare ulteriormente la siccità nevosa, riducendo ancora di più l’equivalente d’acqua nevosa nei bacini montani. Questo scenario incide direttamente sui livelli dei grandi serbatoi, con possibili conseguenze per l’approvvigionamento idrico delle metropoli e delle comunità agricole dell’Ovest americano.
Le criticità osservate nell’area del Lago Mead trovano riscontro nei rilevamenti sul Lago Powell, altro pilastro del sistema idrico del Colorado. Anche questo invaso soffre la mancanza di afflussi adeguati e i tecnici temono che il livello possa scendere sotto soglie critiche nei prossimi mesi, mettendo a rischio non solo l’approvvigionamento idrico, ma anche la produzione di energia idroelettrica.
Allarme per il Bacino del Colorado: rischio prolungato per l’acqua potabile
Gli effetti della siccità nevosa non si limitano ai livelli dei serbatoi. Il Fiume Colorado, alimentato proprio dal disgelo delle nevi, costituisce la principale fonte di acqua potabile per oltre 40 milioni di persone distribuite tra California, Nevada, Arizona e Nuovo Messico. La drastica riduzione del flusso primaverile può comportare tagli alle forniture idriche, influenzando le riserve destinate a uso domestico, agricolo e industriale.
Secondo i dati aggiornati del NIDIS, il sud-ovest degli Stati Uniti vive attualmente condizioni di siccità estrema, con valori di precipitazioni inferiori alla norma. Questo scenario colpisce duramente il Bacino del Basso Colorado, accentuando il rischio per i livelli del Lago Mead e del Lago Powell, già provati da anni di stress idrico.
Le autorità locali e i gestori delle risorse idriche monitorano con attenzione l’evoluzione della situazione, consapevoli che i prossimi mesi primaverili saranno decisivi per stabilire se il 2025 sarà un altro anno nero per l’approvvigionamento idrico dell’Ovest americano.