Marte, oggi un deserto arido e gelido, era un tempo un pianeta ricco di acqua liquida. Una nuova scoperta del rover Curiosity della NASA offre ulteriori prove a sostegno di questa teoria: il ritrovamento di increspature fossili formatesi sul fondo di un antico lago, suggerendo che il Pianeta Rosso abbia avuto acque libere dalla copertura glaciale circa 3,7 miliardi di anni fa.
Le immagini di Curiosity: tracce di un antico ambiente acquatico
Il 4 novembre 2022, durante il Sol 3642, Curiosity ha fotografato una formazione geologica unica all’interno del cratere Gale, ai piedi del Monte Sharp. Qui, in uno strato sottile e scuro noto come Amapari Marker Band, gli scienziati hanno identificato strutture increspate nella roccia, segno inequivocabile dell’azione di onde su una spiaggia sabbiosa.
Poche settimane più tardi, il rover ha immortalato un’altra serie di increspature nel vicino affioramento denominato Prow, che sarebbe stato situato direttamente sul fondo di un antico lago. Queste increspature indicano la presenza di un bacino d’acqua poco profondo, esposto all’atmosfera e soggetto all’azione del vento, un dettaglio che esclude la presenza di uno strato di ghiaccio superficiale.
Un antico lago poco profondo e senza ghiaccio
Le increspature identificate da Curiosity non sono solo una prova della presenza di acqua liquida su Marte, ma forniscono anche dettagli sulla sua profondità. Utilizzando modelli computerizzati, il professore di geologia del Caltech, Michael Lamb, ha stimato che il lago misurava meno di due metri di profondità.
Questa scoperta è particolarmente significativa, poiché conferma che, almeno in alcune epoche della sua storia, Marte possedeva laghi stabili e senza ghiaccio, con condizioni ambientali molto diverse da quelle attuali. Secondo Caire Mondro, ricercatore del California Institute of Technology (Caltech), la forma delle increspature potrebbe essersi generata solo in presenza di acqua aperta, non coperta da ghiaccio e mossa dal vento.
Un passo avanti nella comprensione del passato marziano
Il rover Curiosity, fin dal suo arrivo su Marte nel 2012, ha fornito numerose prove dell’antica presenza d’acqua sul pianeta. Già nel 2014, aveva scoperto tracce di laghi di lunga durata, ma fino ad oggi non vi era una conferma diretta che alcuni di questi bacini fossero privi di ghiaccio.
John Grotzinger, ex scienziato del progetto Curiosity, ha sottolineato come questa nuova scoperta rappresenti un passo fondamentale nella ricostruzione del clima primordiale di Marte. Se in passato si pensava che il pianeta fosse caratterizzato da fiumi effimeri e mari congelati, queste nuove prove indicano che l’ambiente era più caldo e umido di quanto ipotizzato.
I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista Science Advances il 15 gennaio, aprendo nuove prospettive sulle condizioni climatiche del Pianeta Rosso e sulla possibilità che, miliardi di anni fa, potesse ospitare la vita.