Il 15 marzo 2024, il telescopio spaziale Einstein, sviluppato dall’Accademia Cinese delle Scienze in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Europea, l’Istituto Max Planck per la Fisica Extraterrestre e il Centro Nazionale Francese per gli Studi Spaziali (CNES), ha individuato un’anomalia cosmica senza precedenti.
Un misterioso lampo di raggi X, catalogato come Ep240315a, ha illuminato l’universo per oltre 17 minuti, provenendo da una distanza di 12,5 miliardi di anni luce. Questo significa che l’esplosione è avvenuta quando l’universo aveva appena il 10% della sua età attuale, rendendola la più antica e duratura mai rilevata nei raggi X a bassa energia.
Un’osservazione che sfida le teorie consolidate
Lo studio, pubblicato su Nature Astronomy e guidato da Yuan Liu dell’Accademia Cinese delle Scienze, ha coinvolto anche esperti italiani dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e dell’Università di Roma Tor Vergata.
Gli scienziati, attraverso l’analisi dei dati provenienti da altri telescopi terrestri, hanno stabilito che i raggi X sono stati generati da un lampo di raggi gamma, tra gli eventi più potenti dell’universo, solitamente prodotti dall’esplosione di stelle massicce. Tuttavia, questa scoperta ha lasciato gli studiosi di fronte a un enigma inspiegabile.
Di norma, i raggi X si manifestano pochi secondi prima dei raggi gamma. Nel caso di Ep240315a, invece, l’emissione si è verificata con un ritardo di oltre 6 minuti, un fenomeno mai osservato prima.
Un mistero che potrebbe rivoluzionare l’astrofisica
“Un ritardo così lungo è senza precedenti”, afferma Hui Sun, co-autore dello studio. La durata inusuale dell’evento e il divario temporale tra le emissioni potrebbero significare che le teorie attuali sui lampi di raggi gamma necessitano di una rivisitazione profonda.
“Questa scoperta ci fornisce informazioni completamente nuove” aggiunge Weimin Yuan, uno degli autori principali della ricerca. “Forse dobbiamo ripensare i modelli con cui interpretiamo i lampi di raggi gamma.”
L’osservazione di Ep240315a potrebbe rappresentare una svolta epocale per la comprensione dell’universo primordiale e delle sue dinamiche più estreme. Gli scienziati sono ora al lavoro per decifrare il mistero, con l’obiettivo di comprendere cosa abbia realmente provocato questa anomalia e quali nuove leggi fisiche potrebbero emergere da questa straordinaria scoperta.