Il Sundance Film Festival ha ospitato la prima mondiale di “SALLY”, il nuovo documentario di National Geographic dedicato alla vita di Sally Ride, la prima astronauta americana a viaggiare nello spazio. Il film è stato presentato il 28 gennaio 2025 a Park City, Utah, con la presenza della regista Cristina Costantini, della produttrice esecutiva Liz Garbus, dei produttori Dan Cogan, Jon Bardin e Lauren Cioffi, e di figure di spicco legate alla vita di Ride, come la sorella Bear Ride e la storica compagna di vita Tam O’Shaughnessy.
Sally Ride: una pioniera con una paura nascosta
Ride ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’esplorazione spaziale, ma il documentario rivela un lato più intimo della sua personalità. “Vorrei essere ricordata come qualcuno che non aveva paura di fare ciò che voleva fare e di correre rischi per raggiungere i suoi obiettivi”, dice Ride in un’intervista presente nel film. Tuttavia, sebbene l’idea di viaggiare nello spazio non la spaventasse, la vera paura di Ride era legata a qualcosa di più personale: la sua identità e il timore di essere giudicata per la sua relazione con O’Shaughnessy.
Nel documentario, O’Shaughnessy racconta le difficoltà vissute dalla compagna nel mantenere segreta la loro storia d’amore, temendo che la verità potesse influenzare la sua carriera e il modo in cui sarebbe stata percepita. “Sally aveva paura di ciò che la gente avrebbe pensato, specialmente i suoi colleghi e amici”, rivela O’Shaughnessy in una toccante testimonianza.
La visione di Cristina Costantini e la sfida di raccontare Sally Ride
La regista Cristina Costantini ha voluto raccontare una storia che andasse oltre la figura pubblica dell’astronauta, scavando nella sua dimensione più privata. Tuttavia, il lavoro non è stato semplice: Ride e O’Shaughnessy non hanno mai documentato apertamente la loro relazione, rendendo difficile trovare immagini o video che rappresentassero la loro vita insieme.
Per ovviare a questa mancanza, il film utilizza sequenze girate in pellicola 16 mm, una scelta stilistica che aiuta a ricreare l’atmosfera dei momenti più intimi della coppia. “Abbiamo deciso di girare sequenze visive su pellicola per catturare la sensazione di innamorarsi, di avere un segreto e di invecchiare con una persona amata”, ha spiegato Costantini.
Un altro elemento chiave del documentario è l’uso di filmati d’archivio della NASA, interviste storiche e testimonianze di amici, familiari e colleghi astronauti, che aiutano a ricostruire il ritratto di Ride non solo come pioniera dello spazio, ma anche come donna complessa, riservata e straordinariamente determinata.
Un riconoscimento prestigioso al Sundance Film Festival
Il documentario ha ricevuto una calorosa accoglienza al Ray Theatre di Park City, dove tra il pubblico erano presenti, oltre a O’Shaughnessy e Bear Ride, anche l’ex astronauta Cady Coleman. “SALLY” ha inoltre vinto il Premio Alfred P. Sloan per il Miglior Film del 2025, un riconoscimento assegnato alla miglior rappresentazione della scienza e della tecnologia nel cinema.
Per Costantini, lavorare con O’Shaughnessy è stato un privilegio. In un’intervista rilasciata a Filmmaker Magazine, la regista ha descritto l’esperienza di intervistarla come illuminante: “Tam è una narratrice incredibile, con una memoria vivida e una capacità unica di trasportarti nei momenti che racconta. Non dice semplicemente ‘lo shuttle è stato lanciato quella mattina’, ma dipinge un quadro dettagliato dell’atmosfera e delle emozioni del momento.”
Il viaggio di “SALLY” continua: dove vedere il documentario
Il pubblico ha ancora la possibilità di vedere il documentario online attraverso il sito web del Sundance Film Festival. Le proiezioni in streaming inizieranno il 30 gennaio e saranno disponibili fino al 2 febbraio. National Geographic ha inoltre annunciato che il film avrà un’uscita più ampia entro la fine del 2025, con ulteriori dettagli che verranno rivelati prossimamente.
L’opera di Cristina Costantini offre un nuovo sguardo su Sally Ride, non solo come astronauta, ma anche come donna che ha lottato con le proprie paure e la propria identità, cercando di trovare un equilibrio tra carriera e vita personale. Un ritratto potente che rende omaggio a una figura iconica della storia americana.