L’industria del Sud Italia preunitario, con poli produttivi d’avanguardia in Campania, Calabria e Puglia, rappresentava un esempio di innovazione e sviluppo. Prima del 1860, il Regno delle Due Sicilie vantava stabilimenti siderurgici, cantieri navali e fabbriche meccaniche che lo collocavano tra le aree più industrializzate d’Europa. Le acciaierie di Mongiana, la fabbrica metalmeccanica di Pietrarsa e i cantieri navali di Castellammare di Stabia non solo alimentavano l’economia interna, ma esportavano prodotti all’estero, dimostrando la capacità del Mezzogiorno di competere a livello internazionale.
L’eccellenza industriale del Sud prima dell’Unità d’Italia
Il Meridione preunitario ospitava un settore industriale dinamico e competitivo, caratterizzato da una produzione avanzata in molteplici settori. Le industrie siderurgiche e metalmeccaniche erano il fiore all’occhiello di questo sviluppo, con stabilimenti capaci di realizzare locomotive, navi a vapore e macchine industriali.
Nei cantieri di Castellammare di Stabia, per esempio, furono costruite le prime navi a vapore e a elica italiane, anticipando le innovazioni che avrebbero caratterizzato la navigazione nei decenni successivi. La fabbrica di Pietrarsa, tra Napoli e Portici, era il più grande polo metalmeccanico della penisola e anticipava di oltre quarant’anni la nascita di aziende come Fiat e Breda.
Nel settore agricolo, la Puglia si distingueva per l’uso di impianti meccanizzati nella produzione dell’olio, mentre la Sicilia vantava un’industria chimica all’avanguardia, specializzata nella produzione di acidi, vernici e materiali sintetici. Il Sud Italia non si limitava a seguire i modelli produttivi esistenti, ma introduceva soluzioni tecnologiche innovative, rendendolo uno dei territori più avanzati dell’epoca.
Le acciaierie di Mongiana: il cuore della siderurgia calabrese
Tra le realtà industriali più avanzate spiccavano le acciaierie di Mongiana, in Calabria, una delle più importanti fonderie europee del tempo. Con due altiforni per la ghisa, due forni Wilkinson per il ferro e sei raffinerie, l’impianto dava lavoro a circa 2.500 operai, un numero straordinario per l’epoca.
L’acciaio e la ghisa prodotti a Mongiana erano utilizzati per realizzare ponti, infrastrutture, locomotive e navi, dimostrando l’elevata qualità e la rilevanza strategica della produzione. Tuttavia, dopo l’Unità d’Italia, le acciaierie furono progressivamente smantellate, portando alla scomparsa di un’industria che fino ad allora rappresentava un’eccellenza.
Pietrarsa: il colosso metalmeccanico del Regno delle Due Sicilie
Fondata nel 1833, la fabbrica di Pietrarsa era un polo industriale all’avanguardia per la produzione di locomotive, macchine a vapore e motori navali. Con oltre 1.200 operai, l’impianto si affermava come uno dei più grandi d’Europa, con una produzione destinata a rifornire non solo il mercato interno, ma anche l’estero.
Le locomotive costruite a Pietrarsa furono fondamentali per l’espansione della rete ferroviaria del Regno, mentre i motori navali alimentavano i cantieri di Castellammare di Stabia, dove vennero realizzati piroscafi all’avanguardia come il Real Ferdinando, il primo battello a vapore italiano.
Tuttavia, dopo l’Unità d’Italia, l’importanza di Pietrarsa venne drasticamente ridimensionata. Nel 1862, l’industria fu teatro di una dura repressione da parte dei bersaglieri, che uccisero numerosi operai in rivolta per il peggioramento delle condizioni lavorative, segnando l’inizio del declino dello stabilimento.
Un Sud dimenticato: dal progresso industriale al declino
Il Sud Italia preunitario non era una terra arretrata, ma un centro di innovazione e progresso industriale. Le acciaierie, i cantieri navali e le fabbriche metalmeccaniche testimoniavano il ruolo strategico del Mezzogiorno nell’economia del tempo.
Dopo l’Unità d’Italia, molte di queste realtà furono smantellate o marginalizzate, causando un progressivo declino industriale che avrebbe avuto ripercussioni per oltre un secolo. Oggi, riscoprire questa storia significa ridare dignità a un passato spesso dimenticato, in cui il Sud non era sinonimo di arretratezza, ma di innovazione e competitività internazionale.