Nel silenzio dello spazio, un relitto metallico fluttuava senza segni di attività. La sua energia si era esaurita, i suoi strumenti tacevano, l’antenna di comunicazione non trasmetteva più. Per tutti, quel veicolo era ormai morto. Eppure, quando nessuno lo avrebbe più creduto possibile, una scintilla di vita lo riportò in funzione.
Il miracolo di CIRBE
Il CIRBE (Colorado Inner Radiation Belt Electron Experiment), un piccolo cubesat di tre unità, era stato lanciato nell’Aprile 2023 con il compito di monitorare le particelle cariche nella cintura interna di Van Allen. La sua missione iniziale era prevista per quattro mesi, ma i dati di alta qualità raccolti convinsero la NASA a prolungare il suo servizio. Tuttavia, il 15 Aprile 2024, qualcosa andò storto. Il satellite si spense improvvisamente mentre orbitava a 509 chilometri dalla Terra.
Tutti lo diedero per perso, incluso il suo investigatore principale, Xinlin Li, dell’Università del Colorado. Poi, nel Maggio 2024, una potente tempesta geomagnetica, innescata da un’intensa attività solare, modificò le cinture di Van Allen. CIRBE, ironicamente, non era lì per registrare l’evento, proprio il genere di fenomeno per cui era stato progettato.
Li, pur scoraggiato, non perse completamente la speranza e continuò a monitorare il sito SatNog, che forniva telemetria satellitare in tempo reale. Il 23 Maggio, accadde l’impossibile: CIRBE trasmise un segnale. Era tornato in vita! Purtroppo, dopo appena due giorni e mezzo, il satellite cadde di nuovo in silenzio. Ma il 10 Giugno, contro ogni aspettativa, riprese a funzionare stabilmente.
La gioia del team di Li fu immensa, ma sapevano che il tempo di CIRBE era limitato. Le tempeste solari stavano gonfiando l’atmosfera superiore, aumentando la resistenza aerodinamica sul piccolo satellite. Il 4 Ottobre 2024, CIRBE rientrò nell’atmosfera terrestre e si disintegrò in un ultimo bagliore di gloria.
Il mistero di IMAGE
Se la storia di CIRBE è straordinaria, quella del satellite IMAGE (Imager for Magnetopause-to-Aurora Global Exploration) sembra appartenere a un film di fantascienza.
Lanciato nel 2000, IMAGE aveva il compito di studiare le tempeste solari e la magnetosfera terrestre. Per cinque anni fornì dati preziosi, finché nel Dicembre 2005, senza alcun preavviso, cessò di comunicare. Per la NASA, il satellite era irrimediabilmente perso.
Tredici anni più tardi, nel Gennaio 2018, accadde qualcosa di incredibile. Un radioastronomo amatoriale, Scott Tilley, mentre cercava un satellite militare scomparso, captò un segnale inatteso. Era IMAGE.
Il team della NASA Goddard, guidato da Richard Burley, confermò che si trattava davvero di lui. Ma come poteva essere sopravvissuto così a lungo? L’analisi rivelò che un raggio cosmico aveva colpito la sua unità di distribuzione dell’energia (PDU), danneggiandone un lato e provocando il blackout. Per anni, IMAGE continuò a riavviarsi automaticamente ogni 72 ore, senza che nessuno potesse sentirlo. Alla fine, la PDU si resettò, riattivando il trasmettitore radio e permettendogli di chiamare casa.
Purtroppo, nel Febbraio 2018, il segnale si indebolì di nuovo, e dopo Agosto dello stesso anno, IMAGE cessò definitivamente le trasmissioni.
Il risveglio di NEOWISE
Alcuni satelliti vengono deliberatamente messi in ibernazione, per poi essere risvegliati quando necessario. È il caso del telescopio spaziale WISE (Wide-field Infrared Survey Explorer), lanciato nel 2009 per mappare l’intero cielo in infrarosso.
Dopo aver completato la sua missione iniziale, il veicolo spaziale esaurì il refrigerante necessario per raffreddare i suoi strumenti, e fu spento nel Febbraio 2011. Due anni dopo, un evento imprevisto spinse la NASA a riattivarlo: nel Febbraio 2013, un asteroide esplose sopra Chelyabinsk, in Russia, causando una potente onda d’urto. L’evento scioccò gli scienziati e spinse l’agenzia spaziale a riportare in funzione WISE, rinominandolo NEOWISE, con il compito di cacciare asteroidi e comete pericolose.
NEOWISE rimase operativo per oltre 11 anni, contribuendo alla scoperta di numerosi oggetti celesti, tra cui la spettacolare cometa C/2020 F3 (NEOWISE), visibile a occhio nudo nel 2020. Nel Novembre 2024, il satellite venne deorbitato e distrutto nell’atmosfera terrestre.
Il tentativo fallito di ISEE-3
Non tutti i veicoli spaziali risorgono con successo. Il ISEE-3 (International Cometary Explorer), lanciato nel 1978, fu il primo a volare vicino a una cometa, raccogliendo dati preziosi su Giacobini-Zinner nel 1985. Dopo decenni di inattività, un gruppo indipendente di appassionati ottenne il permesso dalla NASA di provare a riattivarlo nel 2014.
Riuscirono a riprendere il controllo del satellite, ma i propulsori iniziarono a fallire per via della perdita di pressione nei serbatoi di azoto. Il 16 Settembre 2014, il segnale si spense per sempre.
L’esperimento non ebbe successo, ma dimostrò che, con le giuste condizioni, alcuni veicoli spaziali possono tornare in funzione anche dopo anni di silenzio.
Quando il cosmo gioca con la tecnologia
Le storie di CIRBE, IMAGE, NEOWISE e ISEE-3 ci ricordano quanto lo spazio sia imprevedibile. In alcuni casi, gli ingegneri riescono a riportare in vita i loro satelliti, in altri è il caso, o forse il destino, a decidere. La tecnologia spaziale continua a sorprenderci, e chissà quanti altri “miracoli” ci attendono nel futuro.