Le antiche strade lastricate di Pompei, segnate dai solchi profondi scavati dalle ruote dei carri, svelano oggi agli studiosi il processo di adattamento della città campana al nuovo assetto imposto dal dominio di Roma. Un’analisi accurata della pavimentazione in basalto presente tra i resti della città sepolta sotto la cenere del Vesuvio ha permesso di ricostruire le trasformazioni urbanistiche e sociali che accompagnarono l’ingresso di Pompei nell’universo romano.
Già a un primo sguardo, Pompei appare spesso come un modello perfetto di città romana, ma questa lettura nasconde una realtà più complessa e stratificata. Le radici dell’insediamento affondano infatti nella cultura sannitica, popolazione di stirpe italica che per secoli dominò la regione compresa tra l’Appennino campano e il Mar Tirreno.
L’arrivo dei Romani, avvenuto con la definitiva sottomissione di Pompei nell’89 a.C. al termine della Guerra Sociale, non cancellò immediatamente l’impronta lasciata dai Sanniti. Al contrario, la convivenza tra tradizione locale e innovazione romana plasmò il volto della città fino all’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., evento che cristallizzò sotto la cenere una realtà urbana ibrida e fortemente segnata dalle dinamiche di integrazione culturale.
La rete viaria di Pompei, percorsa ogni giorno da carri agricoli e da mezzi da trasporto per il commercio, mostra in modo emblematico questa fusione di influenze. I solchi profondi scavati nelle lastre di pietra non rappresentano solo i segni di un traffico intenso, ma raccontano anche l’adeguamento degli spazi urbani ai nuovi flussi economici e logistici introdotti dai Romani.
Prima della conquista, le strade sannitiche di Pompei erano caratterizzate da un tracciato irregolare e da vie strette, pensate per una mobilità limitata e legata soprattutto agli spostamenti interni. Con l’ingresso della città nell’orbita di Roma, il sistema viario venne progressivamente adattato alle esigenze di un commercio su scala mediterranea, che richiedeva arterie più ampie e regolari, adatte a carri carichi di merci e a trasporti pesanti.
L’introduzione delle ruote metalliche e dei carri pesanti tipici del mondo romano causò una maggiore usura della pavimentazione in pietra lavica. Sulle vie principali, come lungo la Via dell’Abbondanza e nei pressi del Foro, i solchi delle ruote scavarono progressivamente la superficie basaltica, creando quei segni profondi che oggi costituiscono una delle tracce più evidenti del passaggio di Pompei verso la romanizzazione.
Nonostante questa progressiva trasformazione infrastrutturale, Pompei non smise mai di conservare elementi tipici della civiltà sannitica. Le decorazioni architettoniche, gli stili abitativi e persino alcuni riti religiosi rimasero profondamente legati all’identità pre-romana, testimoniando una resistenza culturale che neppure l’imponente macchina imperiale riuscì a cancellare del tutto.
Camminare oggi tra le strade di Pompei, osservando le lastre di basalto solcate dai carri, significa quindi leggere un capitolo di storia che narra l’incontro-scontro tra i Sanniti e Roma, in una città che non fu mai pienamente romana, né totalmente sannitica, ma che visse per decenni in un equilibrio fragile e dinamico tra due mondi.