I gigli, con la loro eleganza e il profumo inebriante, sono tra i fiori più apprezzati nelle case e nei giardini. Tuttavia, per i gatti, questi fiori rappresentano una minaccia mortale. Nonostante la loro bellezza, i gigli contengono una sostanza altamente tossica per i felini, capace di provocare danni irreversibili ai loro reni nel giro di poche ore. Ma cosa rende questi fiori così pericolosi per i gatti? Sorprendentemente, gli scienziati non hanno ancora identificato con certezza la tossina responsabile.
Cos’è l’avvelenamento da giglio e quali piante lo causano
Molte piante portano il nome di giglio, ma non tutte sono ugualmente pericolose. Le specie più tossiche appartengono al genere Lilium, come il giglio orientale, il giglio di Pasqua e il giglio tigrato, e al genere Hemerocallis, che comprende i cosiddetti gigli diurni. L’ingestione anche di una minima parte di questi fiori – foglie, petali, polline o persino l’acqua del vaso in cui sono immersi – può provocare nei gatti una condizione nota come avvelenamento da giglio.
Altri gigli, come il giglio della pace (Spathiphyllum) o il giglio calla (Zantedeschia), possono risultare irritanti per la bocca e lo stomaco del gatto, ma non causano danni renali così gravi. Tuttavia, se si tratta di veri gigli del genere Lilium o Hemerocallis, il rischio è altissimo: anche un semplice morso può portare a un’insufficienza renale letale in appena 24 ore.
Come i gigli colpiscono i reni dei gatti
Una volta ingerito, il principio tossico presente nei gigli agisce direttamente sui reni del gatto, causando danni acuti. In poche ore, il felino può sviluppare letargia, vomito, perdita di appetito e disidratazione. Se non si interviene tempestivamente, la situazione peggiora rapidamente, portando a un blocco renale irreversibile e, senza cure, alla morte.
Il dottor Larry Cowgill, Professore Emerito della UC Davis School of Veterinary Medicine, ha sottolineato la pericolosità estrema di questi fiori: “I gigli sono così velenosi che un gatto può soffrire di insufficienza renale fatale solo mordendo una foglia o un petalo, leccando il polline dalle zampe o bevendo acqua da un vaso che conteneva gigli”.
Una tossina ancora sconosciuta
Nonostante gli effetti devastanti siano ben documentati, il composto esatto che provoca la tossicità nei gatti non è ancora stato identificato. Alcuni studi suggeriscono che la sostanza letale potrebbe essere un metabolita, ovvero un prodotto che si forma quando il fiore viene digerito dal gatto. Questo spiegherebbe perché i gigli siano pericolosi solo per i gatti, mentre altri animali, come i cani, non subiscono danni renali, pur potendo manifestare sintomi gastrointestinali.
L’assenza di informazioni precise sulla tossina ha complicato lo sviluppo di cure mirate. Attualmente, il trattamento dell’avvelenamento da giglio si basa su interventi di emergenza, come il lavaggio dello stomaco, la somministrazione di carbone attivo per assorbire le tossine e la terapia endovenosa intensiva per supportare la funzione renale. Tuttavia, queste misure devono essere adottate immediatamente dopo l’ingestione, altrimenti il danno diventa irreversibile.
Come proteggere il tuo gatto dai gigli
Il modo migliore per proteggere un gatto dall’avvelenamento da giglio è evitare del tutto la presenza di questi fiori in casa e in giardino. Se hai un gatto che ha accesso all’esterno, è fondamentale non piantare gigli nelle aree frequentate dall’animale.
Se sospetti che il tuo gatto abbia ingerito anche solo una piccola parte di un giglio, devi agire immediatamente. I sintomi iniziali possono includere:
- Vomito
- Eccessiva salivazione
- Mancanza di appetito
- Debolezza o letargia
Anche in assenza di sintomi evidenti, se il gatto ha avuto contatto con un giglio, è essenziale portarlo subito dal veterinario. L’intervento tempestivo è l’unico modo per aumentare le possibilità di sopravvivenza.