Nel panorama dell’astrofisica ad altissime energie, un nuovo protagonista è tornato a far parlare di sé: OP 313, un blazar che sta mostrando un’attività senza precedenti nella banda dei raggi gamma VHE (very high energy). L’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), insieme alla Collaborazione Magic, sta monitorando questo fenomeno eccezionale grazie ai potenti telescopi Cherenkov, posizionati sulla vetta dell’Isola di La Palma, alle Canarie.
Un evento cosmico eccezionale: i brillamenti di OP 313
Le prime segnalazioni del fenomeno sono arrivate il 14 gennaio 2025, attraverso un telegramma pubblicato su The Astronomer’s Telegram (ATel #16977), in cui si evidenziava un’intensa attività gamma proveniente da OP 313. Un secondo telegramma, diffuso il 28 gennaio (ATel #17000), ha confermato la persistenza del fenomeno, con un’ulteriore ondata di raggi gamma ad altissima energia.
Secondo Giacomo Bonnoli, ricercatore dell’Inaf di Milano e membro della Collaborazione Magic, l’osservazione del 27 gennaio ha registrato un segnale con una significatività statistica superiore alle 30 deviazioni standard, un risultato straordinario. Il flusso rilevato, per energie superiori agli 80 GeV, è paragonabile a quello della Nebulosa del Granchio, uno degli oggetti di riferimento nella banda gamma.
Cosa rende OP 313 così speciale?
Identificato anche come B2 1308+32, il blazar OP 313 appartiene alla categoria degli Fsrq (flat spectrum radio quasar), una sottoclasse di nuclei galattici attivi caratterizzati dalla presenza di getti relativistici che puntano quasi direttamente verso la Terra. Questo orientamento amplifica il segnale grazie agli effetti relativistici, rendendo questi oggetti particolarmente luminosi in tutte le frequenze dello spettro elettromagnetico.
OP 313 è attualmente il blazar più distante mai osservato con telescopi Cherenkov, situato a un redshift z=0.997. Questo implica che la luce che vediamo oggi è partita circa 7.8 miliardi di anni fa, quando l’universo aveva meno della metà della sua età attuale. È solo di poco più lontano rispetto a PKS 0346-27, rivelato nel 2021 dal sistema di telescopi Hess, in Namibia.
Un altro aspetto affascinante di OP 313 riguarda la sua potenziale associazione con i neutrini di altissima energia, ipotizzati come segnale indiretto della produzione di raggi cosmici ultra-energetici (Uhecr). Tuttavia, i primi dati diffusi dalla collaborazione IceCube (ATel #17016) non hanno ancora confermato un flusso significativo di neutrini associato a questo evento.
Magic e la sfida dell’osservazione dei blazar
I telescopi Magic, tra i più avanzati strumenti per la rivelazione di raggi gamma da terra, hanno giocato un ruolo cruciale nell’osservazione di OP 313. Questa coppia di telescopi Imaging Atmospheric Cherenkov (Iact), con specchi da 17 metri di diametro, è specializzata nella rivelazione di fotoni gamma con energie a partire da poche decine di GeV, rendendoli strumenti ideali per lo studio degli Fsrq.
La scoperta di OP 313 in banda VHE è stata inizialmente effettuata nel dicembre 2023 dal Cta-Lst1, un telescopio da 23 metri di diametro, anch’esso situato a La Palma e progettato come parte del futuro Cherenkov Telescope Array (CTA). Veritas, un altro osservatorio Cherenkov situato in Arizona, ha anch’esso confermato l’attività del blazar con rilevazioni indipendenti.
L’intensa e prolungata emissione gamma di OP 313 rappresenta un’anomalia rispetto ai flare tipici degli Fsrq, che solitamente sono di breve durata e difficili da catturare. La persistenza di questo evento ha permesso agli astronomi di misurare con altissima precisione lo spettro di emissione del blazar, fornendo dati fondamentali per comprendere i meccanismi fisici alla base di questi fenomeni estremi.
Un acceleratore cosmico naturale
Gli Fsrq, come OP 313, sono considerati dei laboratori naturali di fisica dei plasmi, poiché i loro getti relativistici potrebbero essere responsabili dell’accelerazione di particelle fino a energie milioni di volte superiori a quelle raggiunte negli acceleratori terrestri, come il Large Hadron Collider (Lhc).
Un’altra implicazione fondamentale riguarda la possibilità di utilizzare questi fari cosmici per studiare fenomeni ancora più profondi, come il campo magnetico intergalattico o la presenza di particelle esotiche non incluse nel Modello Standard, come le Axion-like Particles (Alp). Queste ricerche potrebbero persino testare la violazione dell’invarianza di Lorentz, una proprietà fondamentale della teoria della relatività che potrebbe non essere valida su scale energetiche estremamente elevate.
L’importanza della collaborazione tra astronomi professionisti e amatori
L’osservazione di OP 313 non è stata esclusivamente opera dei grandi osservatori internazionali. Anche piccoli telescopi gestiti da astrofili hanno dato un contributo essenziale. Tra questi, l’Osservatorio Astronomico Provinciale di Montarrenti (Oapm) e l’Osservatorio Astronomico “Città di Seveso”, entrambi protagonisti di rilevazioni nella banda ottica.
Le osservazioni condotte dagli astrofili sono state decisive nel segnalare lo stato attivo di OP 313, spingendo le grandi strutture professionali a mobilitarsi. Questa sinergia tra ricercatori e appassionati dimostra come la collaborazione tra scienza amatoriale e professionale possa portare a risultati straordinari, permettendo di sfruttare al massimo il tempo di osservazione disponibile per monitorare questi fenomeni estremamente variabili.
L’eccezionale brillamento di OP 313 ha aperto una nuova finestra di studio sull’universo lontano, dimostrando ancora una volta come il cosmo abbia sempre nuove sorprese in serbo per noi.