Nel profondo del Mar Rosso, a una profondità di 1.770 metri, si nascondono alcuni degli ambienti più inospitali del pianeta: i bacini di salamoia. Questi specchi d’acqua ipersalini, completamente privi di ossigeno, rappresentano una sfida estrema alla sopravvivenza. Eppure, contro ogni previsione, ospitano un’inaspettata abbondanza di vita.
La sorprendente scoperta nel Golfo di Aqaba
La scoperta di questi rari bacini è avvenuta nel 2020, quando il geoscienziato marino Sam Purkis e il suo team, a bordo della nave di ricerca OceanXplorer, hanno individuato per la prima volta queste formazioni nel Golfo di Aqaba, una vasta insenatura situata tra la Penisola Arabica e il Sinai. Il ritrovamento è stato un vero colpo di fortuna: durante una missione con un ROV (veicolo subacqueo telecomandato), nei minuti finali di un’immersione durata dieci ore, gli studiosi si sono imbattuti in questo affascinante ecosistema sommerso.
Un habitat estremo che ospita forme di vita
Le condizioni all’interno di questi bacini sono proibitive per la maggior parte degli organismi: l’acqua è incredibilmente salata, anossica e ricca di composti tossici. Tuttavia, contrariamente a ogni aspettativa, la zona pullula di creature che hanno saputo adattarsi a questo ambiente unico. Spessi tappeti di microbi formano la base della catena alimentare, sostenendo una fauna sorprendentemente varia, che include anguille, pesci piatti e squali segugio.
Secondo Purkis, alcuni di questi predatori sembrano pattugliare deliberatamente il confine dei bacini, aspettando che piccoli pesci o altri animali vi cadano accidentalmente dentro. Le acque letali, prive di ossigeno, stordiscono o uccidono immediatamente le prede, trasformando questi bacini in vere e proprie trappole mortali.
Un archivio naturale di eventi millenari
Oltre a essere un rifugio per forme di vita estreme, questi bacini rappresentano anche un prezioso archivio geologico e meteorologico. L’analisi dei sedimenti raccolti ha rivelato una registrazione ininterrotta degli eventi climatici della regione, risalente a oltre 1.000 anni fa. Inoltre, i depositi sedimentari conservano tracce di terremoti e tsunami avvenuti in epoche passate, offrendo agli scienziati dati fondamentali sulla storia sismica del Mar Rosso.
Una finestra sulla ricerca di vita extraterrestre
Lo studio di questi ambienti estremi potrebbe avere implicazioni anche oltre il nostro pianeta. Comprendere i limiti della vita sulla Terra è essenziale per valutare la possibilità che organismi simili possano esistere su altri mondi. Secondo Purkis, la scoperta di una ricca comunità microbica capace di sopravvivere in condizioni tanto ostili potrebbe offrire nuove prospettive per la ricerca di vita extraterrestre, sia nel Sistema Solare che oltre.